25 maggio 2015

Una rosa



Tante gocce

Giù dalla finestra.

Legata da catene

Guardi fuori.



Un campanello.

Tra uno scalino e l’altro

Sei lì.



Una rosa

Eliza Bennet
18 settembre ‘98
Pino Daniele “Quanno chiove”

1 maggio 2015

Nuvole

Le nuvole si inseguivano, veloci, legate tra loro da una sottile scia, come se si tenessero per mano. Un girotondo vorticoso dove, come bambini allegri, forme bizzarre si rincorrevano prendendosi gioco di lei. 

Volevano farsi ammirare e stuzzicare la sua immaginazione, assumendo le forme più strane: facce grottesche e un po' buffe, un uomo disteso a riposarsi, un cane divertito a rincorrere un uccellino, un carretto con varie cianfrusaglie, una casa con giardino racchiuso da steccati in legno e qua e là regali dal fiocco esagerato.

Il vento soffiava e in alcuni tratti si aprivano spazi di cielo limpidi, come distese di prato in cui puoi sdraiarti respirando l'odore di erba bagnata.

Si riposò, chiudendo gli occhi, assaporando quella dolce sensazione che dava il sentirsi cullati da quella soffice bambagia, immergendosi nei suoi pensieri.

Di li a poco venne bruscamente svegliata: tutto il paesaggio attorno a lei era cambiato. Al posto di candide nuvole, si ritrovò un ammasso informe sempre più fitto dal colore grigiastro. Non riuscì più a vedere il sole, le nubi si erano trasformate in una spessa e fitta coltre da cui difficilmente i raggi potevano attraversarla. Una luce diffusa e autunnale predominava tutt'intorno. Dagli alberi caddero, per le forti raffiche, foglie e per terra si crearono mulinelli di fogliame.

Il cielo era sempre più minaccioso, dapprima solo qualche goccia, per poi farsi più insistente, tanto che ebbe bisogno di un riparo.

Sembrava ormai dimenticato quel gioco che qualche minuto prima l'aveva divertita. Le gocce erano diventate come secchi d'acqua che cadevano con irruenza, interminabili e creavano qua e là pozzanghere. 

Il rumore era assordante. 

Stava a guardare, sotto quel ricovero di fortuna, come intorno a lei ogni forma vivente in pochi istanti cercasse un rifugio dall'acquazzone improvviso. 

La legge della natura fu l'unico arbitro: il più veloce che riusciva a salvarsi continuava a vivere, gli altri che non lo trovarono, furono trasportati dai piccoli rivoli che si erano formati.

Eliza Bennet