12 settembre 2016

Terra e mare

Volevi respirare ancora quell’aria pulita e rivedere il verde nelle sue mille sfumature del grande Delta del fiume Po.
Ti era rimasto impresso tutto: grande e senza confini, distese a perdita d’occhio di campi coltivati, ettari ed ettari di terra coltivata ed intervallata da sottili canali.
I tuoi occhi potevano andare e andare ancora più in là…ancora terra, poi laghi, canali, dolci insenature. La strada era una linea retta, quasi fosse stata disegnata con una squadra. Costeggi bacini e osservi un paesaggio lunare, abitato da uccelli di diverse specie, cigni e poi loro…i gabbiani.
Terra sconfinata dal sapore acre dell’acqua stantia, salmastra, dove al calar della sera sono le zanzare a ricordarti di essere un ospite poco gradito. Rimani, nonostante questi ed altri insetti mettano a dura prova il tuo corpo.
La sera, il cielo è talmente ricco di stelle che rimani sorpresa di fronte a questo spettacolo. Di sottofondo c’è il mare calmo che accompagna i tuoi pensieri. Fai silenzio.
Quante cose da ammirare in una sera! Vorresti portarti questo stato di tranquillità a casa, il benessere che dà il contatto con questa natura selvaggia e poco ospitale, ma che senti far parte di te.
La notte, al riparo in una tenda, non riesci ad addormentarti. Dici a te stessa: “E’ troppo forte l’incedere delle onde”. Non riesci a chiudere gli occhi, hai l’impressione che le onde possano lambire il tuo temporaneo rifugio. Alla fine dopo diversi tentativi, cedi, cadendo tra le braccia di Morfeo.
La mattina si affaccia  con il cinguettio di tanti uccellini che inneggiano i loro canti. Il sole è lì di fronte a te, guardandolo intuisci che è ancora presto, vorresti rimanere ancora sdraiata a sonnecchiare, ma non riesci. Apri la tenda e i raggi del nuovo sole ti danno il benvenuto.
Una nuova giornata, un nuovo giorno davanti ai tuoi occhi. I raggi ancora tiepidi ti fanno guardare tutt’intorno diversamente dalla sera precedente. Dietro la tenda sulle dune sono depositati alcuni tronchi robusti levigati dal mare. Rami senza foglie assumono forme strane, sono sculture della natura.
Giri gli occhi e con tua meraviglia scorgi un tronco con le radici. Ti domandi: “Quanta forza c’è voluta per sradicarlo? Quanti chilometri ha percorso? Quanti anni aveva?”. Ti sembra uno scheletro umano con una storia da raccontare…
Più in là scorgi come questi robusti rami l’uomo li abbia utilizzati per creare una capanna.
Ti rendi conto che per vivere non si ha bisogno di tante cose. In certi momenti della vita è necessario tornare all’essenziale.
Immergi i tuoi piedi nell’acqua, nonostante il fondale sia sabbioso, è limpida. Prendi un po’ di sabbia e tra le dita rimangono piccole lumachine vive. Poco più avanti scorgi un granchietto impaurito che scappa in diagonale. Tutto a ricordarti che tu non sei il proprietario, ma un ospite. Puoi solo guardare e stupirti come ancora esistano posti come questo.
Lascerai questo posto a malincuore. Con le poche fotografie scattate scolpirai nella mente questo luogo straordinaria bellezza!

Eliza Bennet

9 giugno 2016

Indifferenza


Scendi giù, svegliata di soprassalto da rumori. Ormai è una consuetudine non fare un sonno tranquillo, di quei riposi dove ti addormenti e dici “Ci penserò domani”. La notte rappresentava in passato, un divertimento o un tranquillo riposo.
La verità è che adesso sono aumentate le responsabilità e il tuo sonno è diventato più leggero: basta un colpo di tosse o un respiro affannoso per metterti in guardia.
Ma c’è dell’altro: una vita non realizzata, sogni andati in frantumi e una solitudine sconfinata.
Ti siedi e come ogni fine settimana tutto è al solito posto: la tazza con il piattino, i biscotti, la pesca, il tovagliolo ben piegato con la tovaglietta all’americana.
Guardi di fronte a te, vorresti parlare di quello che succede, commentare, invece silenzio.
Non sei più spontanea, non manifesti più il tuo stato d’animo. Sono lontani quei momenti di spensieratezza. Non riesci più a condividere nulla, a parlare ad esprimere i tuoi pensieri. Hai solo dolore.
Dentro di te un grande vuoto e il silenzio appare come una grande voragine. Gli occhi si fanno lucidi e mentre prendi il biscotto senti che le lacrime non riesci a trattenerle. Ti accerti di avere un fazzoletto a portata di mano e ti soffi il naso. Il nodo alla gola è sempre più forte quasi che si trasferisse allo stomaco. Non nascondi più le lacrime, scendono e basta.
Lui è di fronte e guarda, continua nella sua solita routine, guarda e fa finta di niente.
Ti senti trasparente e il tuo dolore sembra invisibile.
Lo vivrai nella tua stanza, tra quelle mura non sarà più “niente”.

Eliza Bennet

6 aprile 2016

Cose semplici


Era tardi, tutti erano andati a dormire. Tutto taceva tra le mura della casa. Anna aveva appena visto un film in tv, ma non aveva voglia di andare a letto. Il suo romanzo preferito l’aspettava accanto al comodino, ma non era quello che desiderava fare in quel momento. La sua mente era affollata da mille pensieri, mille cose da fare che andare a letto lo considerava una perdita di tempo.
La vita era trascorsa, in questo lungo e difficile periodo. Qualcosa era rimasto, però, oltre le difficoltà: aveva imparato che la vita era fatta di grandi e piccoli momenti, ma soprattutto quest’ultimi, bisognava viverli nel miglior modo possibile perché quando sono passati sono quelli che ti fanno star bene, sono i pilastri per affrontare ogni tempesta.
Aveva fatto tantissime cose e cercato di darsi da fare, ma quello che aveva più di tutti riapprezzato erano le sue passioni, le cose che l’appassionavano: il giardinaggio, creare con piccoli ritagli di stoffa qualcosa, cucinare, preparare piatti succulenti, veder rinascere ogni angolo di casa sua. Ogni giornata era piena, perché poteva succedere qualcosa di inaspettato: avere un’idea, crearla con le sue mani e perseguirla finché non si era realizzata, impastare una frolla, aspettare dentro il forno che quella delizia fosse pronta e gustarsi intanto tutto il suo profumo.
La vita senza volere le regalava inaspettatamente dei doni che in una parola si potrebbe dire serenità, o ancora meglio stava lentamente riscoprendo la Gioia di vivere. Tutto era semplice, non doveva scervellarsi in chissà quale pensiero difficile o metafisico, l’importante era “vivere nel qui e ora”.
Facile a dirsi, ma questo lo aveva capito osservando suo figlio: viveva il momento presente, era concentrato in quello che faceva ora, non dopo o prima, ma ora. Aveva imparato a guardarsi dentro, fuori, e si era piano piano accorta che in fondo non le mancava nulla, doveva solo riprendersi quello che era sfuggito di mano e fare prima di tutto quello che le piaceva: godersi il presente.
Quante occasioni, quanti fiori davanti a se! Certo tutto non era perfetto e preciso, bisognava gestire le situazioni difficili, ma passati i momenti critici, bè, stava meglio.
Non doveva più guardare indietro come aveva fatto fino ad un attimo prima, era qualcosa non solo mentale, partiva anche dal respiro, concentrarsi e lentamente respirare, impadronirsi del proprio corpo, delle sensazioni che stava vivendo. A poco a poco sentiva che quel nodo si scioglieva e si sentiva distesa.
L’importante era fare qualcosa che le piacesse e quante cose c’erano! A volte capitava che impastare e stendere la pasta con il mattarello risultasse distensivo e piacevole, altre volte poteva essere una  passeggiata, oppure rovistare tra le tante stoffe e inventarsi qualcosa da cucire. Insomma, era come tornare bambini, rovistare nella scatola dei giochi e inventarsene uno ogni volta diverso. Altre volte era scrivere e lasciare che la penna potesse scorrere liberamente su un foglio bianco e lasciare che la mente fosse libera.
Ecco le sue cose semplici.
Eliza Bennet