Il suo cuore batteva, batteva,
batteva, come che vi fosse un tamburo che scandisse il ritmo e amplificasse l’emozione
che teneva nascosta dentro di sé.
Ogni battito era un insieme di
forti emozioni, parole, gesti che esprimevano il forte desiderio che nutriva
per quell’uomo. Ingenuamente aveva iniziato come le altre volte con un gioco di
seduzione, ma stavolta andò diversamente. Non riuscì a tenere a bada il suo
cuore.
L’uomo che si trovò dinanzi era differente
da quelli conosciuti sino ad allora: capiva le donne, aveva un’esperienza senza
eguali, intuiva e diceva apertamente ciò che pensava, ma allo stesso tempo, viveva
intensamente facendosi trasportare come lei, quando si donavano reciprocamente.
Lei aveva cercato più volte di
trattenere e fermare quei battiti, ma non ci riuscì. Si era sentita accettata e
accolta tra le sue braccia, non era “troppo” o “esagerata”, finalmente era
giusta.
Lui sapeva come prenderla e condurla
senza che lei se ne rendesse conto. Bastava una frase per farsi capire e
riportarla sulla giusta direzione. Lei fino a quel momento era stata un cavallo
inselvatichito, libero, si era creata una corazza per proteggersi dai
sentimenti, dava ascolto al suo istinto, unico e sincero consigliere delle sue
azioni, fiera di aver raggiunto questo stato, possedeva un carattere indomito,
ribelle. Era più facile che come un pesce vivo sguizzasse via, piuttosto che
rimanere. E alla parola “domata” associava un cappio al collo che un senso di tranquillità.
Nuovamente il battito si fece
sentire e riprese a scandire quel ritmo, quasi a voler dire con un certo impeto
che quell’emozione esisteva, era vera, non era solo una sua invenzione o
macchinazione del suo intelletto.
Il telefono squillò: lui voleva
incontrarla.
Il cuore per un attimo si fermò, perturbato
dal dover gestire una nuova situazione creatasi. Lei si sentì a dieci
centimetri da terra, in uno stato di grazia, in cui nulla poteva turbarla.
Ebbe l’impressione di assaporare
le sue morbide labbra, di farsi stringere dalle sue braccia forti, a lasciarsi andare
senza paura di sbagliare e tacere per ascoltare le sue parole.
E se cadde qualche lacrima…
furono solo i battiti accelerati del suo cuore che le ricordarono il cavallo
scalciante che viveva in lei ansioso di
correre.
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