31 luglio 2014

Poesia

Si schiuse davanti a lei.
Il profumo era ipnotizzante.
Le impedì di dire qualsiasi parola.
Tutto era nuovo,
incerto.
Aveva paura.
Rimase lì abbagliata e stupita.
Un vorticoso intrecciarsi di sentimenti
parole sconosciute
arrivarono al suo cuore.

Eliza Bennet
9 Dicembre 2010

Solo per te

Se sentirai
un inno
dal profondo del cuore
quasi un sussurro,
è la mia anima.
L’hai sfiorata,
toccata con tutto te stesso.
Soffuso e quasi impalpabile.
Non ho parole
per spiegare.
Non ho gesti
per comunicare.
Ho solo
Anima.
Ho solo
Amore per te.

Eliza Bennet
3 marzo ’00
Eurythmics “True Love”

30 luglio 2014

Burlesque

Avevano aperto da qualche mese un nuovo locale di spogliarelli burlesche. Un suo amico gli aveva raccontato quanto si fosse divertito nell'assistere a quei spettacoli. La giornata era stata tranquilla e tutto sommato l’indomani non aveva impegni importanti.

Decise di andarci per vedere di persona questo genere di spettacoli.

In passato aveva frequentato locali come lap - dance, ma non si era divertito un gran che: le donne che aveva visto esibirsi erano troppo magre per i suoi gusti. Le aveva trovate bellissime, avevano corpi statuari, ma troppo lontane dalla vita reale.

Lui preferiva quelle donne che avevano un po’ di curve, con quei centimetri in più dove serviva. Gli piaceva toccare quei grandi seni che difficilmente stavano in una mano. Quando poi toccava l’addome e sentiva quella carne provava un piacere libidinoso.

Trovava eccitante quando le cassiere del supermercato gli mostravano tutto il loro davanzale o ancora in estate, quando gli abiti femminili si facevano leggeri come veli ed era più facile immaginare cosa poteva nascondersi. Era arrivato alla conclusione che le donne più conturbanti erano quelle in giro, con quel chilo in più e che lo mostravano senza troppi problemi.

Quando arrivò vide che il locale era gremito di gente, con pubblico sia maschile che femminile. Trovò un tavolino relativamente vicino al palco e ordinò una birra. Lo spettacolo stava per cominciare. Si aprì il sipario e un presentatore con smoking e cilindro presentò Anita.

Lei entrò nel suo abito rosso sulla musica di “Fever” cantata dall’indimenticabile Elvis Presley. Lo schioccare di quelle dita e il sottofondo di batteria scandiva il ritmo dei suoi passi. Il vestito sottolineava le morbide ed eleganti forme: scollo a cuore con un profondo spacco laterale. I capelli neri appena ondulati, le incorniciavano un viso angelico su cui risaltavano le carnose labbra scarlatte e occhi da cerbiatta accentuati da lunghe ciglia e eyeliner neri. Ricordava una diva anni '50.

Avanzò con una lunga falcata su leggerissimi sandali con stringhe dorate. Raggiunse il centro del palco e salutò i suoi ammiratori. Poi al suono del primo tamburo accostò una mano alla bretella del vestito sganciandola e subito dopo fece con l'altra.

Lui rimase affascinato dall'eleganza di quei gesti così semplici e armonici. Davanti ai suoi occhi Anita continuava a far scendere la lampo posteriore, aprendo l'abito su una lingerie raffinatissima. Non possedeva il classico perizoma, ma una culotte fatta di pizzi finemente lavorati che impreziosivano le sue gentili forme. Indossava uno di quei bustini simili a quelli ottocenteschi che enfatizzavano il punto vita. Dando le spalle al pubblico, lei allentava i nastri del bustino e seguendo la musica sbottonava i bottoni sul davanti. Proseguì e con un altro rombo di tamburi sganciò i gangi del reggicalze e con dei movimenti da vera danzatrice sollevò in dietro la gamba, sfilando una calza. Passò all'altra gamba e ripetette il gesto.

I fischi si erano fatti più forti e ci furono applausi. Lei sorrideva compiaciuta e continuando ad aprire i ganci del reggiseno ondeggiava il sedere. Tolse quel prezioso indumento e prese da un tavolino lì affianco due cuscini a forma di cuore e coprì i seni. Si volse verso il pubblico che entusiasmato fece un fragoroso applauso.

Lentamente si avvicinò verso quell'uomo con una birra in mano seduto a due tavoli più in la. Si guardarono e lei sorridendo li abbassò, scoprendo quelle sinuosità a cui erano state applicate dei pasties, da cui pendevano delle nappine che fece roteare velocemente.

Lui avvertì un brivido alla schiena e i pantaloni incominciarono a farsi stretti.

Anita ritornò sul palco dove tolse quell'ultimo splendido frammento di stoffa: il pubblico era in delirio. Fece ancora qualche lento passo e come un felino sgattaiolò tra le quinte.

Eliza Bennet

28 luglio 2014

Ferrari 250 Cabriolet

Il quel negozio c'era passato tante volte e aveva sognato di guidare una di quelle automobili. Aveva trovato un nuovo lavoro che gli permetteva di togliersi qualche sfizio.

Entrò finalmente in quell'autosalone tanto ambito, era emozionato come quando gli regalarono la sua prima macchinina. A casa conservava alcuni modellini giocattolo custoditi ormai dentro una vetrina. Quando le ammirava ricordava che quel sogno nutrito sin da piccolo non era poi cosi impossibile, doveva solo lavorarci su.

Finalmente varcava quella porta: voleva acquistare una di quelle auto d’epoca tanto decantate nelle riviste specializzate.

Lo accolse un signore distinto, affabile, che gli illustrò i modelli esposti. C'erano una Dino 246 GTS del 1972, la BMW M1 del 1979, l’Alfa Romeo Spider del 1966, la Ferrari Daytona Spider del 1970.

Ma quella che preferirì più di tutte fu la Ferrari 250 Cabriolet disegnata da Pininfarina e prodotta negli anni '60, molto James Bond. Le curve erano morbide, i sedili in pelle, con il cruscotto in mogano. Scelse quel modello perché in fondo non voleva un auto super elettronica, ma qualcosa che poteva guidare e come una donna lasciarsi trasportare da lei.

Quando aprì lo sportello gli piacque persino il click che faceva il pulsante di apertura. Il venditore vedendo l’interesse gli propose subito un giro di prova. Non appena accese il motore e sentì il suono di quei 3000 di cilindrata decise che l'avrebbe comprata al ritorno. Quella breve passeggiata fu una conferma di quanto fosse affascinato da quei cavalli.

Mentre guidava provava una serenità mai provata fino a quel momento. Costeggiava la stretta e ripida provinciale lungo la costa ligure. A bordo di quella macchina ripensava quante volte da ragazzino l'aveva percorsa in bicicletta. Il vento gli accarezzava il viso e un sorriso compiaciuto nacque sul suo volto.

Stava andando al solito bar a festeggiare con gli amici il suo ultimo capriccioso acquisto.

Seduta ritrovò quella ragazza dagli occhi castani e dai capelli ricci che qualche giorno prima aveva scambiato qualche battuta.

La invitò a sedersi con loro e a farsi un giro inaugurale sulla sua nuova autovettura. Di sottofondo alla radio trasmettevano “Glory box” degli Portishead. Quello che in lei trovava estremamente eccitante era il suo modo di porgersi senza inibizioni e che sapesse già quello che voleva. Gli raccontò che quel brano la “ispirava” a fare qualcosa come uno spogliarello. Il bacio tra loro fu immediato: le loro bocche non smisero di fermarsi, di leccarsi e succhiarsi.

All’interno dell’abitacolo, fermi in una piazzola di sosta lui incominciò a toccare le sue gambe e piano piano salire spostando il vestito. Lei poggiava la mano sui suoi pantaloni e sfioravano il suo membro.

Lo guardò, aprì la cerniera lampo dei pantaloni e abbassò i boxer. Prese il suo membro in mano: era durissimo. Con la lingua abbassò il prepuzio scoprendo il glande e leccò avidamente. Con la mano andava su e giù per eccitarlo. Smise solo quando capì che sarebbe venuto nella sua bocca.

Eliza Bennet

27 luglio 2014

Guardare

In fondo non faceva nulla di male.

Lui guardava e basta. Si eccitava molto mentre lei si spogliava.

Lei gli mandava un po’ di sue foto e video e il gioco finiva lì.

Le faceva delle precise richieste e lei lo accontentava. Non credeva che quello svago potesse divertirla così tanto e farle scoprire di essere così piacevolmente sensuale ed erotica.

Una volta per strada un signore l’aveva persino fermata con una scusa e le aveva fatto dei complimenti dichiarando quanto il suo sguardo e il suo portamento fossero lussuriosi. Lei ne era quasi rimasta imbarazzata, senza parole.

Lui guardava e non toccava. Lei ci metteva la fantasia e lui, da classico voyeur, si eccitava.

Da quella esperienza  lei aveva non solo imparato tantissime cose ma le aveva esercitate. Aveva mostrato senza alcuna inibizione la sua vera natura.

Lo eccitava con una musica piacevolmente sensuale esibendosi in uno spogliarello, mentre ballava le sue mani accarezzavano il suo viso e lentamente sganciava il reggiseno, piano piano poi, toglieva le bretelline.

Dopo aver liberato i seni, li stringeva, lo guardava e gli mandava un bacio immaginando che lui potesse ricambiare e sfiorava una spalla leccandosi.

Mentre continuava a ondeggiare nei suoi movimenti scendeva con le dita lungo il corpo. Lui dall’altra parte la incitava a fare di più. Lei seguiva la musica e senza aver alcuna fretta continuava a giocare con i vestiti.

Immaginava di essere in uno di quei spettacoli di spogliarello burlesque e che adesso fosse il Suo momento, il Suo spettacolo e togliersi l’ultimo centimetro di stoffa avrebbe decretato la fine.

Voleva farlo durare il più possibile. Apriva le gambe muovendosi sulla sedia quasi ad essere una vera professionista.

Quando poi decideva lei, verso la fine, allora giocava con l’elastico del perizoma. Gli volgeva le spalle, si piegava e con le mani si accarezzava il sedere.

Lui era quasi al massimo dell’eccitazione.

Era giunto il momento: sempre voltata toglieva quei pochi centimetri di stoffa mostrandogli il suo sesso. Si piegava leggermente e con un dito si leccava tra le grandi labbra.

Eliza Bennet

25 luglio 2014

Piaceri solitari

Vi eravate visti qualche giorno fa e avevi ancora qualche segno ai polsi.

Eri andata in piscina, per il tuo solito allenamento e nel muoverti avevi l’impressione di sentire le sue mani dentro di te. Ti divertivi, ma non riuscivi a rimanere concentrata durante la lezione.

La tua vagina si contraeva ricordando quel piacere. Non riuscivi a capire se era l’acqua o la voglia quasi spasmodica di lui.

In piscina non avevi potuto far nulla,  ed eri corsa a casa e adesso nel tuo letto puoi finalmente lasciarti andare a quella fantasia.

Socchiudi gli occhi e incominci a toccarti i seni come se fosse lui a stringerteli. Poi con una ti tocchi il seno e con l’altra scendi tra le gambe. Le tieni così strette quasi a voler stringerlo forte per non farlo andare via. Poi sollevi l’elastico degli slip e ti accarezzi il monte di Venere. Sposti le grandi labbra e ti accorgi che sei tutta bagnata. Sei curiosa di conoscere l’odore che hai e con un dito ti lecchi. Il profumo è inebriante e ti piace incredibilmente: dolce, vellutato e leggermente aromatico.

Vuoi continuare a sentire quel godimento e ricordare le sue mani di quella sera. Tocchi il clitoride e con due dita lo muovi. Ti aiuta il liquido a lubrificarlo e mentre lo massaggi provi un forte piacere. Continui estasiata e non smetti di toccarlo. Ti abbandoni.

Il piacere è così forte che avverti un brivido alla schiena e ti lasci scappare a un piccolo gemito.

Vuoi di più: velocemente ti sfili gli slip e le dita entrano all’interno della vagina. Sei tutta bagnata e le dita entrano facilmente. Continui a darti piacere e provare quel desiderio.

Le tue mani sembrano solo che ubbidiscano a questo comandamento. Ti rilassi talmente tanto che godi fino a venire.

Sembra quasi che dopo questo piacere solitario ci sia un bacio di lui e sorridi.

Eliza Bennet

24 luglio 2014

Veleno

Hai comprato un libro in cui si parla di loro: le anoressiche e cercato sul vocabolario l’esatto significato, ma tu di quel mondo non fai parte. Le guardi con stima nella loro incredibile magrezza e perfezione.

Tu non sarai mai quella magra dal fisico longilineo e asciutto, che riesce a controllare l’istinto della fame, a dire “no non mangio”.

Per te il cibo è un amico e un traditore.

Si proprio così: ti attira per la gola, per il bisogno che tu hai di lui, ma poi ti tradisce perché ti fa vedere in quel rotolo di pancia che tu non sei perfetta.

Hai perso tanti chili, ma dietro l’angolo c’è uno spettro che fino a quel momento non avevi assolutamente considerato: riprenderli. Quando mangiavi e possedevi questa zavorra non ti eri posta minimamente il problema: il cibo era il tuo rifugio, la tua coccola, il tuo conforto quando qualcosa non andava.

Adesso però che avevi fatto tutti questi sacrifici, sforzi e conquistato quella mitica taglia, no, non puoi sbagliare, non puoi tenerti ancora dentro di te questa zavorra.

Non puoi sbagliare.

Hai dovuto incassare un “no” dal tuo lui perché volevi vederlo e ti sei rifugiata come un bambino bisognoso di affetto, sul cibo, complice una vaschetta di gelato.

La finisci senza neanche pensarci, gustandoti in solitudine quel peccato di gola.

Una voce dentro di te si fa forte e ti rimprovera: “Brava, l’hai mangiato tutto e credi di poter tenere dentro questa porcheria? Come ti sei permessa. Io voglio essere magra. Non volevo mangiare. Trova una soluzione immediatamente. Io non lo voglio, ti odio per avermi tradito. Io voglio essere perfetta”.

Di corsa corri in bagno e ti senti in colpa per quello che ti sei fatta. Ti punisci perché sai che mangiando quella linea la perderai in breve tempo. Non ci pensi su due volte: infili due dita in gola e nonostante fai fatica vomiti tutto. Devi assolutamente liberarti di tutto quel veleno. Non importa se piangi, se stai male.

Il tuo corpo si libera: ti senti svuotata dal veleno che voracemente qualche minuto prima avevi ingoiato.

Senti degli spasmi. Adesso che sei libera sei prigioniera del senso di colpa. Il tuo stomaco è vuoto, ma senti il peso del non essere riuscita a controllarti, non hai accettato che tu potessi fallire. Sempre quella voce che prima ti rimproverava adesso si è fatta tenera e dice: ”Brava, così si fa, sei stata brava.”

Sei sola e non lo confidi a nessuno. Soltanto quei muri hanno visto tutto e custodiranno il tuo segreto.

Eliza Bennet

23 luglio 2014

Profondo Blu

È caldo oggi.

Dopo una mattinata con il tuo amico al mare, ti riposi. Avresti voluto rimanere, ma i programmi dei tuoi genitori erano altri.

Così, anche se contro voglia te ne stai nel tuo rifugio: una piccola tenda sotto l’albero e ti immergi nel tuo libro.
Piano piano lasci spazio all’immaginazione ed ecco che…

“Ti immergi.
L’acqua dolcemente si impadronisce della tua pelle.
Sprofondi e tutto diventa sordo.

Guardi attorno a te nel blu tra i piccoli pesci che sfiorano i piedi.
Leggera ti lasci trascinare dalla corrente.
Assapori quel lieve sapore di sale.

Respiri.
Sei un animale marino e con la tua pinna ti muovi tra le rocce.
Sempre più in giù scopri nuovi anfratti e angoli segreti.

Un nuovo mondo ti circonda: polpi e alghe che sembrano danzare, un branco di alici dipinge turbini.

I capelli leggeri ti coprono il viso. Ti senti una sirena curiosa di conoscere questo mondo sommerso. Un piccolo pesce dalle lunghe pinne colorate ti saluta quasi a darti il benvenuto. Nuoti tra una spugna dalla forma bizzarra  e un corallo e ne rimani affascinata dai colori così vividi.

Volteggi leggera.

Tutto è blu intenso e la pace che avverti ti commuove.
Non possiedi nulla, solo te stessa e senti di far parte di questo infinito e immenso spazio.”

Eliza Bennet

22 luglio 2014

Balli

Altra serata in discoteca con la tua amica.

Gli uomini si comportano come api sul miele con lei. Sembra quasi che tutti siano affascianti dal suo modo di essere così espansivo e sicuro di se. Ma poi durante la serata ti accorgi che qualcuno un po’ più interessante per il tuo palato si fa avanti.

Siete arrivate e come delle vere e proprie dive parcheggiate la macchina nel posto Vip. In fondo come criticarle il fatto che “signori si nasce e non si diventa!” Le donne di classe fanno poca strada per l’ingresso e non ci si può sporcare le scarpe!

Ti senti straordinariamente bella e ti sembra quasi di toccare il cielo con un dito, di aver conquistato tutto, che sia la tua svolta, la tua trasformazione, che qualcuno in questa magica serata ti abbia dato il permesso di farvi parte. Avete superato l’ingresso senza far coda e ti stai divertendo: c’è la musica giusta, ti senti a tuo agio e piano piano incominci a chiudere gli occhi.

Intorno a te, se fino a qualche secondo prima, c’erano delle persone, senti di essere solo tu con la musica.

Il corpo si muove sinuosamente seguendo l’armonia. Vivi in un mondo tutto tuo fatto di emozioni, sfumature, colori: le braccia si alzano e la seguono con movimenti lenti.

Apri gli occhi.

Senza accorgertene attorno a te si è fatto un cerchio lasciandoti al centro della pista. Non avverti nessuna emozione, sei tranquilla e balli. I tuoi occhi si fermano e ti accorgi che un ragazzo ti guarda affascinato, quasi stregato.

Non chiudi gli occhi. Stabilisci un contatto tra te e lui. Balli per lui. Gli altri si rendono conto di questo e si fanno da parte.

Lui sorridendoti ti fa capire che ci sta a questo gioco di seduzione.

Il tuo ballo è diventato molto più disinibito, muovi il bacino lentamente e ti accarezzi i capelli quasi a simulare che qualcuno ti tocchi. Le tue dita scivolano sul collo, poi sulle spalle quasi a disegnare con delle matite la tua forma e accenni le curve dei tuoi seni.

La musica man mano diventa sempre più forte e non lo vedi più.

Ti giri e lo trovi di fronte a te.

Sembra quasi che quelle note siano un invito ad abbracciarvi e avvicinarvi. Gradualmente i vostri occhi si incrociano e istintivamente nasce un bacio. Le lingue s’intrecciano e ondeggiate seguendo la melodia.

Eliza Bennet

21 luglio 2014

Legami

Sei pronta. Hai indossato quello che lui ti aveva consigliato.

Cammini con quei tacchi a spillo con indosso quel bustino che ti fa sentire osservata da tutti. Cerchi di avere un’andatura sicura e stai attenta a non inciampare.

Tutto è incredibilmente strano.

Improvvisamente da quello che tu ti eri sempre creduta, ovvero un brutto anatroccolo, ti sta aspettando l’uomo più bello ed eccitante che potessi immaginare di incontrare sulla faccia della terra.

Dagli sguardi intuisci che stasera farai colpo. Anche le donne ti guardano di sottecchi e con un po’ di invidia. Vorresti dire a tutti, comprese quelle donne che si sentono insignificanti, che il sogno si può realizzare, che esiste, basta volerlo e crederci. Ti senti perfetta con quel bustino: i seni lo riempiono tutto e quasi quasi traboccano orgogliosi di esserci e di farti sentire incredibilmente femmina. Completa il tutto quei jeans che descrivono bene la tua linea a violino.  Quasi per miracolo sei riuscita a perdere quei  due chili e farti sentire più sicura.

Suoni.

Si apre subito il portone.

Sei senza saliva e il cuore batte a mille. Quelle sicurezze che un attimo prima ti accompagnavano adesso sembrano svanite. La porta si apre e ti accoglie una musica dolcemente sensuale che ti fa dimenticare l’ansia di qualche secondo prima.

Lui ti accoglie con un calice di vino bianco e ti sorride. Sei bella e lo conferma il suo sorriso. Mentre siete seduti i suoi occhi non si fermano e fissano quella scollatura così dirompente. Finite di bere il vino e lui ha una sorpresa da mostrarti.

Apri la scatola e trovi un foulard.

Stasera sarà questo il gioco.

Chiudi gli occhi.

Lui da dietro sfiora le spalle nude e con la bocca incomincia a baciarti il collo.

Lentamente sbottona i ganci del bustino, lasciandoti centimetro dopo centimetro la schiena nuda. Prende il foulard e lo strofina sul tuo collo.

Con una carezza sul seno si sposta davanti a lei e sbottona i jeans. Lui appoggia le labbra sul suo sesso e attraverso il perizoma ne assapora il profumo e li abbassa togliendoli completamente. Con un gesto la fa chinare a carponi sul divano. Prende il foulard e le lega le braccia lungo la schiena.

Adesso è tutta sua. Il corpo di lei è tutto in suo potere. Le apre le grandi labbra e sente quanto lei è già lubrificata. La lecca e la penetra subito.

Eliza Bennet

19 luglio 2014

Amore proibito

Per caso aveva guardato un suo video e le era piaciuta quell’aria un po’ scherzosa e dissacrante con cui lui spiegava quei concetti di filosofia. A scuola la professoressa l’aveva notata per il suo intuito e per le sue capacità dialettiche.

Era rimasta letteralmente incantata davanti al computer a guardare quel professore che tra una notizia e l’altra raccontava la sua vita, i suoi interessi e la sua storia.

Da quando era finita la scuola, aveva passato ore e ore davanti al monitor, come se fosse un importante compito da svolgere. Aveva guardato molti video e piano piano era andata oltre quello che poteva essere una ricerca o una semplice curiosità.

Era molto giovane e non poteva confidare a nessuno quello che stava facendo, gli aveva scritto alcune lettere, ma ancora nessuna risposta. Gli aveva scritto nell’ultimo messaggio quali erano i suoi sentimenti e aveva immaginato di fare l’amore con lui. Si era anche sentita un po’ stupida, come si era permessa di importunare un professore così famoso?

Senza volere, fu proprio l’ultima lettera a sconvolgere quel professore. Furono quelle confessioni, così tenere, così ingenue e ricche di passione che lo scossero.

Era un sentimento impossibile per l’età, la morale e che tutti avrebbero condannato, ma lui era deciso a viversi questo giovane amore.

Si videro alla stazione. Non ebbero bisogno di riconoscersi, ma soltanto di incontrarsi.

Lei aveva un vestito a fiori con delle bretelline sottili e lui aveva immaginato tutto e voleva toglierglielo in quel preciso istante, ma lì al bar la ascoltò attentamente. La sua mente volava tra i suoi seni morbidi e giovani. Mentre parlava stava già solleticando i suoi capezzoli e con una mano le stringeva l’altro. Lei aveva capito. Lui pagò subito il conto e andarono a casa sua.

Quelle mura consacrarono il loro amore struggente e impossibile.

Furono solo un uomo e una donna.

Lì poté finalmente abbassare le bretelle di quel vestito così malizioso, abbracciarla e assaporare il delicato profumo dei suoi lunghi e ondulati capelli rossi. Piano piano sbottonò il vestito che cadde sul pavimento.

Era emozionato come la prima volta tanti anni fa quando vide la sua prima donna.

Adesso lì, lei si donava a lui. La spogliò e la mise sul letto dolcemente. Aprì le gambe e lentamente le mani la sfiorarono. Lei non aveva paura, aveva atteso tanto quel momento. Chiuse gli occhi e assaporò le sue mani che piano piano solleticavano le grandi labbra. Il suo corpo gemeva. Lui si chinò e la lingua andò sul clitoride: il suo organo preferito. Leccò avidamente. Le labbra lo succhiavano e mordevano delicatamente. Lei tremava dal piacere. Le mani di lui affondavano nella sua vagina lubrificata.

Lei lo abbracciava e spingeva. Ormai era pronta ad accoglierlo dentro di se.

Eliza Bennet

17 luglio 2014

Un regalo

Suonarono alla porta. Mancando la segretaria andò ad aprire.

Una signora affabile chiese proprio di lui. Rimase meravigliato e stupito: non aspettava nulla da nessuno, non era il suo compleanno. C’era un pacco, ma…da chi?

Non poteva aprirlo per non destare sospetti, ma forse immaginava da chi potesse arrivare.

Attaccato a quel nastro rosso notò un biglietto. Andò in bagno e lo aprì: “Stasera ti voglio vedere, la tua Sacerdotessa”.

Finito il lavoro, in macchina poté aprire quel regalo misterioso. All’interno vi era un perizoma con una rosa rossa poggiata sopra.

La chiamò e le confidò subito di aver apprezzato molto la sorpresa.

Quella sera si incontrarono. Non dissero nulla. Fu un amore romantico dove lui l’abbracciò e non smise mai di baciarla, di possederla e di dirle quanto le fosse mancata.

Anche per lei fu intenso, altre volte si era lasciata andare a qualche battuta, ma stavolta voleva assaporare ogni respiro e non commentare.

Erano diversi in tutto, compreso nel modo di esprimere i sentimenti, ma una cosa li univa: la forte attrazione che avevano l’uno verso l’altro.

Si erano allontanati per un malinteso, ma non appena lei sentì la sua voce ebbe un tuffo al cuore. Lo rivide davanti a se nella sua fragilità e in quella mascolinità che adorava.

Lo amava così e non poteva farci nulla: la sua insicurezza e quel modo di fare sfuggente, la sua sensibilità, quel modo di fare da folletto matto anticonformista, il coraggio di esporsi con le sue idee.

Lei aveva tanta paura di ferirlo e credeva di non meritare per questo il suo perdono.

Stavano facendo l’amore e sembrava che lo facessero da sempre. Lui voleva il suo piacere, si donava totalmente a lei che non aveva mai ricevuto un regalo così prezioso.

Eliza Bennet

16 luglio 2014

Donne cattive

Felini mascherati sotto le sembianze di donne.

Questi animali selvatici addomesticati hanno imparato e applicato tutte le regole che gli sono stati loro impartiti.

Queste donne sono state abituate alla vita semplice e nel non avere grandi pretese, nel non fare dei sogni o desideri troppo pretensiosi. Erano state ammaestrate all’umiltà, al servizio, alla semplicità d’animo.

Tutto il resto era fuorviante.

L’unica libertà però che era loro concessa era la lettura, lo studio e il saper conversare.

Si sa bene però che anche la lettura, in qualche modo, può ispirare anche la mente più chiusa al cambiamento. Queste donne che fino a quel momento avevano solo avuto una certa ritrosia nell’accettare dei canoni e quelle leggi e precetti così rigidi, poterono finalmente capire e confermare le loro opinioni in questi libri fortunatamente non censurati.

In loro c’era il germe, ma non la conoscenza.

Non accettano la supremazia del maschio, ambiscono all’autonomia di pensiero e all’indipendenza.

Sebbene vivano e siano state formate in un ambiente prettamente maschilista e patriarcale, accettano solo formalmente questi dettami.

Vivono la loro vita, i loro sentimenti in un’altra dimensione: sono solo apparentemente legate, ma vivono liberamente le emozioni e passioni. Si potrebbe dire che sono delle anticonformiste.

Loro rispondono solo a se stesse e a nessun altro. Libere di pensare, di avere un’istruzione, di agire, di poter scegliere.

Sono delle donne sole, però, perché se fossero unite riuscirebbero a cambiare il mondo.

Naturalmente è per la “sicurezza di tutti”. È bene che questo tipo di donne siano sparse, sono più innocue e meno pericolose per tutti.

Sono donne arrabbiate perché qualsiasi cosa facciano viene loro sbarrata la strada, in quello che fanno devono crederci con tutte loro forze, devono sollevarsi sempre nonostante gli innumerevoli “no”.

Continuano e non molleranno finché non otterranno quello che volevano: la loro indipendenza.

Lupi randagi sotto le mentite spoglie di mogli e madri.

Eliza Bennet

14 luglio 2014

Ti prepari

Avevi programmato tutto e cercato di organizzare ogni cosa, quali scuse dovessi raccontare, guardato gli orari dei treni, quali evitare, come muoverti e quale lavoro saresti andata a svolgere.

Tutto sembrava precisamente organizzato e come in un delitto perfetto ti eri costruita attorno a te un alibi degno di ogni investigatore di rispetto.
Mancava il momento di realizzarlo.

Mantenevi il sangue freddo, cercavi di tenere a bada tutte le tue emozioni, non lo avevi raccontato a nessuno, neanche alla tua migliore amica cosa stavi progettando. Avevi in mente una precisa scaletta di ciò che dovevi eseguire, in modo tale da non dimenticare nulla.

Nel fare tutto ciò, sembrava quasi che sentissi dentro di te delle fitte scariche di adrenalina che ti aiutavano a concentrarti e mantenere l’assoluta calma. Poi, quando eri sola, nella tua casa, ti lasciavi andare a qualche gesto liberatorio: musica ad alto volume, ti scatenavi con la canzone preferita o ti lasciavi andare a qualche esclamazione.

Tutto rigorosamente nel segreto di quelle quattro mura.

Il giorno tanto atteso finalmente arrivò. La sera prima eri un po’ agitata, avevi preparato tutto con cura: ti eri depilata senza lasciare alcun pelo, avevi usato il nuovo scrub che prometteva di far miracoli, sistemato i capelli che in rari momenti stavano composti e ordinati.

Ti vesti con calma, disponi sul letto quello che hai deciso di indossare: un vestito a tubino grigio con scollo a barca. Sei ancora indecisa sugli accessori, ma guardi bene tra i tuoi porta gioie e opti per quel ciondolo bianco in madre perla che risalti la scollatura. Con delicatezza indossi le calze nere e ti appresti a prendere le decolté  grigie con il plateau.

Ti guardi allo specchio e sorridi. Tra te e te ti chiedi: “ Gli piacerò? Riuscirò a mantenere un po’ di quel self control che mi ha aiutato in questi giorni?”. Senti subito un piccolo brivido e vorresti che tutto si realizzasse.

In fondo non stai facendo nulla di male, stai solo prendendo un treno per incontrare Lui, passare una magnifica serata e spassartela.

Un dubbio: e se saltasse tutto? Arriva subito una voce: “ Stai tranquilla. Finisci di prepararti, vai e divertiti!”

Eliza Bennet

13 luglio 2014

Su quel treno

Seduta su quel treno con biglietto sola andata.

Sai bene che non tornerai indietro.

Hai desiderato ardentemente questo momento.

L’occasione della tua vita.

Hai preparato la valigia pensando a quello che ti poteva occorrere in tutti questi mesi, tante cose le hai dovute lasciare o te ne sei dovuta slegare.

Ma stai per iniziare una nuova vita.

Dal finestrino guardi le luci della sera e la spiaggia che costeggia le rotaie.

Tutto ti sembra fermo, tranne te.

Senti solo che ti stai separando da qualcosa.

I pensieri corrono veloci tra le gallerie che quasi quasi sembrano proteggerli.

Hai con te la speranza di farcela, 
l’ingenuità di riuscire a cambiare il mondo.

Dovrai lottare e non sai bene quali siano le sfide a cui andrai incontro.

Su quel treno hai voltato pagina.

Eliza Bennet

Lascio così

Ci sono momenti dove sei solo tu con te stesso.

Hai un infinità di domande e nessuna risposta.

Sembrano tanti pezzettini di carta dispersi dalla corrente del mare.

Speri che qualcuno ne raccolga uno e che ti ascolti.

L’altra parte di te, quella irruente non si ferma.

Senza sosta il vulcano vorrebbe essere lasciato libero e non curarsi delle infinite regole a cui deve sottostare.

L’Io con mano ferma e imperativa, ma dal tono benevolo, dice solo di aspettare.

Aspetto anche se non so dove devo andare.

Lascio che sia tutto così.

Eliza Bennet

12 luglio 2014

Smalto e labbra rosse

Aveva impiegato un po’ per prepararsi prima di incontrarlo.

Mani e unghie con smalto rosso, doccia e olio dai sapori orientali, gonna a tubino nera, camicia color champagne, collana appariscente e naturalmente non aveva  dimenticato di scegliere  la biancheria intima più adatta a ciò che indossava.

Per completare il tutto applicò sulle labbra un rossetto rosso.

Voleva essere bella da mozzare il fiato.

Quando arrivò un lungo bacio con le sue labbra rosse.

Lei si scusò per il ritardo, ma lui notò con piacere il suo profumo inebriante, quello che indossava, ma le sue mani volevano subito spogliarla.

Quelle mani che lei adorava…avevano incominciato a sollevarle la gonna.

Le dita si facevano strada tra le sue gambe, a palparle il sedere e spostarle il perizoma.

La spogliò e notò subito quel perizoma sexy…lo odorò, gli piaceva il profumo che lei lasciava.

Le tolse la camicia, sganciò il reggiseno e i seni furono liberi per essere afferrati. Erano grandi e  morbidi.

Lui inserì le sue mani affamate nella sua vagina.

Le dita si muovevano e premevano dentro. Lei tutta bagnata era eccitata e lo desiderava già dentro di se.

Lui sapeva come farla godere: le sue mani non si fermavano.

Sembrava un’agonia eccitante: lei lo voleva dentro, ma allo stesso tempo godeva tanto.
Lei poi ricambiò il gesto di lui: si spostò e gli prese il suo membro. Incominciò a leccarlo, lentamente, per tutta la lunghezza, affondare la bocca, ingoiarlo e assaporarlo.

Era buono, molto buono.

Piano piano con la lingua incominciò  a leccargli i testicoli, voleva respirare e memorizzare l’odore di lui, conoscere quel sapore segreto che lo distingueva.

Il suo membro era durissimo e l’unica cosa che lei voleva era cavalcarlo.

Eliza Bennet