22 agosto 2014

Nel cuore

Ogni girasole
conosce la propria luce.
Ogni nuvola
ha il suo soffio di vento.
Ogni goccia
appartiene a un ruscello.
Così ogni mano:
una carezza,
un sorriso.

Eliza Bennet
3 marzo ‘99

19 agosto 2014

La mia rinascita

Ognuno di noi ha la propria Africa, la sua rinascita, il suo cammino.

Il mio blog è la mia storia, il mio viaggio, la mia scoperta.

La liberazione di Eliza Bennet è avvenuta nel momento stesso in cui lei ha deciso di spezzare quelle catene che la imprigionavano, dandovi la possibilità di leggere queste e le future pagine che scriverà.

Fino a poco tempo fa questi scritti erano custoditi gelosamente in alcuni cassetti e potevano accedervi solo alcuni eletti.

Devo ringraziare queste persone se hanno insistito così tanto per dare a tutti voi la possibilità di sfogliare questo Blog.

Ringrazio invece tutti Voi lettori che apprezzate i miei racconti.

Vi confido che il mio sogno da bambina era quello di diventare una scrittrice.

So che mi dovrò migliorare e di essere all’inizio di questo incredibile e affascinante percorso, ma il vostro interesse mi stimola a perseverare e a crederci sempre di più.

Eliza è la mia migliore amica, la mia compagna e adesso che l’ho scoperta non desidero lasciarla.

Ho imparato molte cose di me e a non vergognarmi più per quello che sono.

Eliza Bennet

17 agosto 2014

Una vita

Una vita
Sunday, August 17, 2014
E' una vita
che ti aspetto.
Che sogno di provare
quello che sto vivendo
con Te.
Avrò tutta la pazienza
che vorrai.
Cosa è qualche giorno
di fronte a una vita?
Nulla.
Ti aspetto.
Vivo un sogno ad occhi aperti
dove tu sei
il Miraggio, il Futuro.
Sono un fiume:
a volte lento è lo scivolare
delle mie acque,
altre volte irruente, impaziente
come un torrente impetuoso,
per niente docile alle raccomandazioni.
Amare è tutto questo.

Eliza Bennet

15 agosto 2014

Sulla musica dei Buena Vista Social Club

È sera e riecheggiano nell’aria le note inconfondibili dei Buena Vista Social Club.

Man mano che avanzi in quella strada in terra battuta, sei circondata da case che ricordano l’antico fasto di anni migliori.

Vite semplici sul tuo tragitto.

Alzi gli occhi e un ragazzino sta lì immobile a osservarti senza mai distogliere gli occhi da te.

Ti saluta.

Mentre avanzi in quell’antico e quasi dimenticato splendore un laud e una tromba solista catturano la tua attenzione. Ti conducono in un locale dove suonano dei energici signori quasi novantenni.

L’atmosfera è vivace, trascinante, familiare. Quei suoni ti invitano a ballare e sei trasportata da quel fiume di persone che accanto a te si divertono spensieratamente.

È un canto di gioia e di voglia di vivere a cui tu non puoi rifiutare. L’importante è partecipare. Il ritmo frenetico di quei tamburi sembra che guidi i tuoi movimenti, i tuoi fianchi e si fa sempre più veloce. I battiti incessanti contagiano le tue gambe che seguono quei passaggi veloci.

Quando finisce una canzone siete pronti per riprendere un ritmo più sfumato quasi teso ad avvicinare due corpi in una avvolgente ballo sensuale.

Viso contro viso in un elegante armonia. Accompagnati da quelle appassionate voci,  siete abbracciati in leggeri movimenti. Voci struggenti che ricordano dolci amori passati.

“…Con qué tristeza miramos
un amor que so nos va - es un pedazo del
alma que se arranca sin piedad….”

 “…Con quale tristezza guardiamo
un amore che se ne va - è un pezzo
di anima che vaga senza pietà…”
Da "Veinte Años", Buena Vista Social Club

Eliza Bennet

12 agosto 2014

Ricordi d'estate

Quando eravamo piccole, tutte insieme.

Tanto fracasso, noi, le piccole, non stavamo ferme un attimo.

Ricordi di estati in campagna e in quella minuscola casetta.

Per poter respirare libertà ti bastava essere in mezzo agli alberi, mentre toccavi la terra, o ti costruivi la “casetta sotto l’albero”.

Potevi mangiare la frutta appena staccata dal ramo, i tuoi vicini erano le formiche, lucertole, gechi  e qualche rana.

Trascorrevano così le giornate di bambina e adolescente: sognando di vivere aldilà della collina, guardando il mare di fronte a te, mentre un motoscafo lasciava la sua scia.

In quelle giornate assolate, dopo una giornata al mare dal tuo amico d’infanzia.

La sera un tripudio di grilli davano il benvenuto ad una cupola di infinite stelle sopra di te. In silenzio ascolti, ti guardi un po’ e  ti senti piccolo.

Quella lampadina vicino all’aiuola ti fa compagnia e quasi ti rassicura che non devi avere timore ad andare dove non c’è luce. Quegli scalini li guardi bene, a volte sembrano quasi  un trampolino, tu invece li vorresti saltare tutti d’un fiato.

Sembra che tutto intorno a te possa avere un’anima, una voce. Solo apparentemente sono immobili.

Una scia di profumo di belle di notte ti distoglie dai tuoi pensieri e torni in casa.

Eliza Bennet

Aggrovigliati


Quando discese dall’ultimo gradino del treno, lei avrebbe desiderato di essere semplicemente perfetta. Non aveva scelto le calzature più comode per facilitare quel passo e posare tutto il corpo a terra.

Aveva optato per delle decolté con tacco otto centimetri che esaltavano il suo portamento. Si era appoggiata alla maniglia con una mano e con l’altra si teneva allo sportello del vagone. Dentro di se le veniva un po’ da ridere per la scena alquanto buffa, ma doveva stare attenta a non cadere.

A qualche metro di distanza l’aspettava un uomo alto che la stava osservando e camminava verso di lei.

Era una donna che non era nata negli anni ’50, ma con il suo portamento e stile ne ricordava il fascino inconfondibile. Il passo era sottolineato non solo da quel tacco vertiginoso, ma anche dalla gonna lunga sino al ginocchio, le gambe velate da sottilissime calze che evidenziavano la carnagione lunare. Una giacca a tre quarti l’avvolgeva e riparava dal freddo. Un fiore bianco rallegrava lateralmente i capelli mossi castani. La luce degli occhi era accentuata da un leggero ombretto e eyeliner nero. Le ciglia erano folte e lunghissime incorniciate da occhiali che solo apparentemente le fornivano un aria intellettuale e solo nell’intimità toglieva per svelare quegli occhi da cerbiatta.

Si abbracciarono teneramente e in quel silenzio fu carico di emozioni. Lui la avvolse tra le sue muscolose braccia e lei appoggiò la testa stringendosi e appoggiandosi con il corpo.
Dopo quegli istanti quasi eterni in cui fiumi di persone li circondarono e come una corrente li avvolgeva, i loro sguardi si volsero l’uno di fronte all’altro e sorrisero.

Le labbra si toccarono e si aprirono per baciarsi, si fusero quasi a testimoniare che in qualsiasi parte del mondo qualcosa di bello poteva succedere. Non ci si poteva spiegare il perché, era come un fiore che si apriva ad entrambi e ne respiravano il suo profumo.

Lui più volte aveva manifestato la volontà di volersi innamorare, di quanto fosse importante sentire la carezza e quella pelle morbida femminile…in certi momenti poi, sembravano quasi urli di dolore e il bisogno estremo di essere amato ancora una volta. Voleva avere accanto a se una donna e la stava cercando. Lei aveva capito quel bisogno e pareva fosse un richiamo diretto a lei. Si, proprio a lei, che era stanca di quella vita, voleva nuovamente innamorarsi, senza nascondersi più dietro inutili maschere. Voleva essere apprezzata per quello che era: aveva studiato una vita e voleva realizzare i suoi sogni. Non voleva più trovarsi con uomo che si spaventasse di quella intraprendenza tutta femminile. Lei cercava un uomo con cui poter dialogare di filosofia e l’attimo successivo poter ridere per una battuta. 

Voleva essere una donna completa e non a metà. Voleva godere e immergersi nel suo corpo, mescolandosi con il suo sapore. Parlare all’infinito di infinito, ma nell’attimo dopo unirsi a lui e riscoprirsi in quella carnalità un corpo solo e un’anima sola.

Andarono a casa sua, mano nella mano. Chiudendo quella porta misero fuori tutto: problemi, passato, incomprensioni, infelicità, turbamenti. Erano lì nel presente e in quei corpi che reciprocamente si portavano in dono.

Lei chiuse gli occhi e con calma lui tolse strato dopo strato ogni pezzo di stoffa che la ricopriva. Lei fece altrettanto, emozionata.

Dolcemente si sdraiarono e lui fu sopra di lei. La baciò assaporando la pelle del viso, le labbra, il collo. Lei si affidò a lui, chiudendo gli occhi per immergersi ancora di più in quelle effusioni. Sentiva le sue mani accarezzare i suoi seni e poi soffermarsi su uno. Le piaceva quella lingua che delicatamente solleticava il capezzolo. Le arrivavano brividi alla schiena e gradualmente si lasciava andare. La sua lingua era incessante e assaporava  il suo ventre, l’ombelico e lentamente scendeva in  basso in quelle cavità così attese e desiderate.

Le sue gambe erano aperte per farsi assaggiare totalmente. Lui con le dita le aprì le grandi labbra bagnate e gustò il suo nettare. Poi la lingua gustò il clitoride e incominciò a muoverlo e farla gemere. Lei gli fece capire che era arrivato il momento di averlo dentro di se, di stringerlo.

Eccitatissimo, la guardò negli occhi e si aggrovigliarono.

Eliza Bennet

10 agosto 2014

Sapori

Ti immergi tra i vicoli di un paese della costa sicula ed entra il mare nei tuoi polmoni.

Ti affacci da uno di quei piccoli balconi in ferro battuto e di fronte a te si spalanca l’azzurro sconfinato e profondissimo.

L’atmosfera è calda, dolce, sognante.

Si respira aria di salsedine.

Il rumore delle onde che sbattono sui scogli ti accompagna lungo tutta la passeggiata.

Le strette vie si intrecciano tra loro con ripide scalinate e minuscoli giardini con floridi alberi che sbucano qua e la.

Una buganvillee traboccante ti saluta con i suoi leggiadri fiori.

Odori intensi  e vita quotidiana si mescolano tra una spatola appena pescata e cucinata, mentre più in là senti il fritto di calamari, o più in fondo l’odore inconfondibile del pesce spada grigliato.

Ti sembra quasi di rubare qualcosa e sei rapita da quei inebrianti sapori.

Mano nella mano vi sorprendete di quest’atmosfera così semplice eppure così carica di fascino.

Intorno vite intente nella loro privata routine e voi quasi a “spiare” i loro momenti.

Alberi di fichi che fanno capolino con i loro dolcissimi frutti.

Da una finestra più in là riecheggia Billie Holiday sulle note di "I'm A Fool To Want You".

Senza pensarci un attimo in quella stradina lui ti solleva le braccia e incominciate a ballare.

Eliza Bennet

9 agosto 2014

Culotte

Non appena si videro si scambiarono un appassionato bacio.

La lontananza e l’incredibile carico erotico di lui avevano fatto si che lei si stringesse forte e con quel gesto esprimesse quanto gli fosse mancato.

Lavoravano in città differenti, ma nonostante l’effettiva distanza era viva e perseverava una forte attrazione tra loro.

Fuori pioveva, quasi che li volesse stringere ancora di più in una seducente atmosfera.

Lei aveva desiderato indossare un leggero e scollato abito a fiori rossi, ma il tempo le aveva fatto cambiare programma per una mise meno estiva: una longuette jeans e una camicia blu con un scollo a V, ravvivata da una tracolla gialla.

Dopo l’intenso e lungo bacio si guardarono e lei disse “Ciao, come stai?”. Lui rispose con un semplice “Bene”, riassumendo un insieme di stati d’animo.

Lei serbava una piccola sorpresa e si costrinse di mantenere ancora per un po’ il segreto. Mentre si preparava infatti, aveva guardato le culotte in pizzo che aveva indossato, ma dopo qualche secondo aveva cambiato idea: le sfilò e le mise in borsa. Stava finendo di applicare l’ombretto sugli occhi e già stava assaporando quella piacevole sensazione di libertà: non c’era nessun elastico che la stringeva, ma un dolce piacere voluttuoso nel sentire un po’ d’aria in quelle zone.

In macchina poi, si era quasi dimenticata di non aver indosso quel capo, ma la vera sfida fu quando lo vide: le balenò per qualche istante l’intenzione di dirglielo subito, ma il gioco stava diventando molto eccitante e voleva prolungarlo ancora un po’.

Lo avrebbe scoperto lui e voleva gustarsi la sua reazione.

Salirono in camera e incominciarono a non staccarsi l’uno dall’altro. Era quasi come fare l’amore vestiti:  mentre si succhiavano le labbra, in quei schiocchi di piacere per aver tirato un po’ di più, incominciavano a pregustare i loro reciproci sapori. Mentre lei accarezzava prima i suoi capelli, poi la schiena, scendeva con le mani sfiorando il suo corpo, lui faceva altrettanto: lambiva la schiena e palpava i suoi glutei.

Lei non aveva fretta nell’essere spogliata perché una volta tolta la gonna sarebbe stata pronta e si stava eccitando molto nel sentire quelle carezze sempre più pronunciate.

Piano piano le sue mani le alzarono centimetro dopo centimetro quell’indumento. Finché lui non la tolse del tutto e con stupore e meraviglia fece quella scoperta elettrizzante.

Le aprì delicatamente le gambe e le dita si inserirono appena tra le grandi labbra. Era tutta bagnata e desiderosa di averlo dentro di lui.

Lui subito si spogliò ed esaudì il suo desiderio.

Eliza Bennet

7 agosto 2014

Ducati 999

Si poteva capire da quel rumore compatto di quei mitici bicilindri il suo arrivo.

Tutti, compreso chi non era appassionato Ducati, volgevano lo sguardo di fronte a quella moto che qualche anno prima aveva vinto alcuni mondiali superbike.

Il suono era pulito, denso, sembrava come una donna selvaggia con il suo cavaliere che docilmente era riuscito a domare. Lui aveva imparato come accompagnarla, si era instaurato un legame forte e indissolubile.

Era diventato uno stile di vita: su quelle due ruote aveva finalmente riassaporato la voglia di vivere, di godere con semplicità la compagnia di quei quattro matti come lui, e farsi quattro risate rilassate di fronte a una birra dopo aver percorso un bel po’ di kilometri su quei indomabili destrieri.

Sembrava che lei, la sua 999, potesse capire quando desiderasse fuggire da tutto: dagli impegni, dalla solita e sterile vita quotidiana. Era lì nel suo garage, pronta per un altro giro e sentirsi ancora una volta libero.

Non aveva concesso a nessuna donna di intromettersi in quella passione.

Quando lui la cavalcava era il suo momento dove abbandonava tutto e desiderava essere solo con se stesso. Quando accendeva il motore sembrava quasi che scalpitasse per andare fuori e percorrere ancora una volta quelle curve sinuose. Lei era un po’ capricciosa, ma con sapienza lui era riuscito a capire come assecondarla e come farle prendere, nella giusta traiettoria, quei tornanti impervi.

Tutto gli scorreva attorno a lui: il mondo circostante, seduto su quella sella lo vedeva da un’altra prospettiva, guardava le cose con distacco, senza  nessun filtro, esattamente come dovevano essere, belle o brutte.

Quando la strada lo permetteva poi,  dava gas a quel motore sensazionale e lo faceva respirare come un vero e vigoroso purosangue.

Stava varcando le porte del cancello e lei lo aveva riconosciuto: giubbotto in pelle su quel cavallo nero ribelle.

Si guardarono e bastarono alcuni cenni con il viso per intendersi.

Eliza Bennet

6 agosto 2014

Tra le pieghe di un sorriso

Ti sei inserita in un sorriso, tra le pieghe della sua pelle mentre le sorridevi. Eri lì, ed eri contenta di quest’amore che ti nutre, che vi nutre.

Oggi eri in chiesa e hai sentito un suo sorriso, e hai sorriso insieme con Lui.

Quello che vivi è inaspettato, e ti sorprende, ti dà carica, ti fa sentire leggera, come un’entità dai contorni non ben delineati e per questo libera, libera dallo spazio e dal tempo.

Anche se non sempre siete vicini, vivi ogni istante come dono, un regalo e gioisci.

Pensi che sia questo il Grande dono dell'Amore: andare al di là dell'essere finito, sentire l'altro, portarlo dentro di te, in ogni istante, e che ogni sua piccola cellula sia Amore, non fare mai niente che gli possa recare danno, renderlo felice, vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, quindi con felicità, serenità, in piena gioia danzare con una bellissima musica.

Amare senza parole, nei gesti, in un lunghissimo bacio, in un abbraccio, nel vedere un fiore sbocciato e sentire il suo profumo, e sentirsi felici per questo. Essere felice per dire: "Grazie per tutto questo!"

Avevi dentro tutto questo e dire Grazie ti riempie di gioia, perché più dai, più senti di essere ricompensata per quello che ti torna indietro e gli canti: “Grazie per poterti dare un sorriso, meravigliosa Creatura”.

Scoppi di felicità, e allo stesso tempo ti commuovi, tieni tutto questo come un segreto da custodire e si descrive con serenità.

Lo dedichi a Lui che insieme avete fatto tutto questo.

Eliza Bennet

5 agosto 2014

Oggi

Porti ancora il suo sapore: le sue labbra, la sua saliva, il suo sesso.

Hai ancora le sue mani che ti prendono voracemente.

Hai il gusto dei peli della sua barba che solleticano le tue guance.

È stato ieri sera e ancora vivi in quell’ incanto.

Da Folletto a  Uomo impetuoso scatenato.

Non sei riuscita a trattenere quelle lacrime per quello che provavi.

Avevi tutto dentro e impazzava.

Non sapevi come dirlo.

Lui aveva già capito.

L’ho sussurra  nell’orecchio: “Ti amo”, dice.

Avevi e hai paura che anche una carezza gli possa far male.

Eliza Bennet

4 agosto 2014

Armonia

Alzi il volume dello stereo e incominci a muoverti.

Sei sola e nessuno può criticarti o dirti di aver esagerato con l'audio.
Sei solo tu e la musica.

Gradualmente come per un incantesimo, la musica si impossessa di te: entra nei polmoni, nel cuore, nei muscoli.

Siete un tutt’uno.

Ogni singola nota entra dentro di te, la respiri e ti abbandoni a lei.

Non hai nessun limite fisico, non possiedi nessun difetto. Sei tu nel tuo equilibrio.

Le braccia si aprono quasi a disegnare note e il corpo lo segue con te.

Intorno hai un infinito mondo che ti circonda e con i tuoi movimenti lo descrivi.

Sembra quasi che hai una fantasia, una creazione da realizzare e le tue mani possano rievocarlo a degli immaginari spettatori.

L’armonia in alcuni tratti si fa più sensuale ed ecco che ti appoggi allo stipite della porta e ti abbassi piegando le gambe. Quest’ultime ti accompagnano e sei provocante: ti tocchi i capelli, il viso e i fianchi.

Ti senti bella, incredibilmente voluttuosa e seduttiva.

Poi ti allontani, nascondendo quel lato esibizionista e con un sorriso sdrammatizzi tutto quello che avevi fatto precedentemente, burlandoti di te.

Ti siedi sul tavolo e abbassi la schiena. Le gambe tornite sono adesso le protagoniste: il piede sfiora senza fretta l’altra gamba e ripeti il gesto con l’altra.

Tutto il corpo è partecipe di questa  danza.

Non c’è un passo sbagliato o incertezza. Tutto è così che si doveva compiere. Non è riproducibile.

È bastato poco per sentirti appagata e in quel dolce incanto sei in pace con te stessa.

Eliza Bennet

3 agosto 2014

La neve



La neve indistintamente copre. 

Tutto.
Ogni suo tocco è segnato, prende le forme più strane, sopra una bicicletta, sopra il tetto di una croce su una chiesa. Tutto è sordo, voglia di calore per reazione, ma in fondo dietro a tutto quel bianco, qualcosa si cela, è soffuso, è inarrestabile, è irruente, è affascinante.
Si chiama Vita.
Nel silenzio è cresciuta, con il calore in estate, con il freddo in inverno, giorno dopo giorno aspettando quel pallido raggio di sole. Hai sperato, Vita! Ed ecco sei rinata o hai mai cessato di esistere?
Ci sei sempre stata ecco la verità.
In ogni istante rimango abbagliata e meravigliata da così tanta forza…
Simpaticamente dipingi nuovi colori e nuove forme di vita, orchestri canti splendidi…eppur io mi fermo essere finito…
A noi esseri umani, a volte poco umani, permetti di avvicinarci, di sorridere di fronte a un germoglio, a dei rami aperti alla luce.
Posso solo sorridere e stupirmi come un albero apre i sui rami per ricevere le tue lacrime di gioia, come anela a te, posso solo con lui contemplarti e ammirarti di fronte alla moltitudine dei tuoi sorrisi, alla dolcezza con cui dai senza mai chiedere nulla in cambio.
 



2 agosto 2014

Il tuo compleanno

Oggi è il tuo compleanno e non lo festeggerai come sempre con il tuo ragazzo. Ti ha dato il regalo in macchina, frettolosamente. Ha altri impegni, ha un’altra festa  e non può mancare.

Dovresti essere triste, arrabbiata, invece tu lo ringrazi dentro di te, perché ti ha lasciato campo libero. Quest’anno hai deciso di trascorrerlo con quei nuovi amici che hai conosciuto al lavoro.

Percepisci da certe battute che ti stanno preparando qualcosa, ma non hai capito di cosa si tratti.

Mentre ti prepari e indossi quella minigonna blu appena acquistata con un top con scollo all’americana, senti che quella parte un po’ più spensierata e leggera rivive.

È strano festeggiare senza nessun parente o il tuo ragazzo, ma hai voglia di divertirti ed essere priva di legami, di non dare spiegazioni, così, come viene.

Andate a mangiare in quel piccolo bistrò che si trova in centro e capisci che uno dei due è interessato a te.  Certo anche l’altro non è male, ma stai un po’ a vedere.

La serata continua in un wine – disco. La musica è divertente e formate un bel gruppo. Il ragazzo che ti piaceva di più, noti che si avvicina a te. Ti chiede qualcosa all’orecchio, e mentre lo ascolti senti il suo profumo e ti piace. Non sai come andrà a finire, ma stai cercando un modo per avvicinarti di più a quell’odore. Forse è quella canzone, forse è la fragranza ma vi date un bacio. Mentre ti morde le labbra assapori quell’aroma che avevi qualche secondo prima gustato.

È gradevole il sapore delle sue labbra: provocante e misterioso allo stesso tempo. Stranamente anche l’altro ragazzo non si allontana da te, anche lui si avvicina e incominciate a ballare uno di fronte all’altro.

Il gioco è nuovo e allo stesso tempo seducente e stimolante. Lui si avvicina e ti dà un bacio. Noti con sorpresa che anche il suo sapore ti piace.

Durante tutta la serata è un continuo muoversi di corpi, di giochi provocanti e scambi di effusioni. La gente attorno a voi incomincia a guardarvi strano, quasi che foste dei marziani. In realtà vi state divertendo e giocate nel provocarvi.

Il disc jockey tra un disco e un altro annuncia che oggi è il tuo compleanno: tutti i ragazzi devono darti un bacio. Una scia maschile si muove verso di te e ti metti  le mani al viso meravigliata della piacevole sorpresa. Ti senti in paradiso e tutti orgogliosi ti salutano in fila.

Hai vinto la lotteria? No è il tuo compleanno, il tuo momento e ti senti speciale.

Eliza Bennet