Volevi respirare ancora quell’aria pulita e rivedere il
verde nelle sue mille sfumature del grande Delta del fiume Po.
Ti era rimasto impresso tutto: grande e senza confini,
distese a perdita d’occhio di campi coltivati, ettari ed ettari di terra
coltivata ed intervallata da sottili canali.
I tuoi occhi potevano andare e andare ancora più in
là…ancora terra, poi laghi, canali, dolci insenature. La strada era una linea
retta, quasi fosse stata disegnata con una squadra. Costeggi bacini e osservi
un paesaggio lunare, abitato da uccelli di diverse specie, cigni e poi loro…i
gabbiani.
Terra sconfinata dal sapore acre dell’acqua stantia,
salmastra, dove al calar della sera sono le zanzare a ricordarti di essere un
ospite poco gradito. Rimani, nonostante questi ed altri insetti mettano a dura
prova il tuo corpo.
La sera, il cielo è talmente ricco di stelle che rimani
sorpresa di fronte a questo spettacolo. Di sottofondo c’è il mare calmo che
accompagna i tuoi pensieri. Fai silenzio.
Quante cose da ammirare in una sera! Vorresti portarti
questo stato di tranquillità a casa, il benessere che dà il contatto con questa
natura selvaggia e poco ospitale, ma che senti far parte di te.
La notte, al riparo in una tenda, non riesci ad
addormentarti. Dici a te stessa: “E’ troppo forte l’incedere delle onde”. Non
riesci a chiudere gli occhi, hai l’impressione che le onde possano lambire il
tuo temporaneo rifugio. Alla fine dopo diversi tentativi, cedi, cadendo tra le
braccia di Morfeo.
La mattina si affaccia
con il cinguettio di tanti uccellini che inneggiano i loro canti. Il
sole è lì di fronte a te, guardandolo intuisci che è ancora presto, vorresti
rimanere ancora sdraiata a sonnecchiare, ma non riesci. Apri la tenda e i raggi
del nuovo sole ti danno il benvenuto.
Una nuova giornata, un nuovo giorno davanti ai tuoi occhi. I
raggi ancora tiepidi ti fanno guardare tutt’intorno diversamente dalla sera
precedente. Dietro la tenda sulle dune sono depositati alcuni tronchi robusti
levigati dal mare. Rami senza foglie assumono forme strane, sono sculture della
natura.
Giri gli occhi e con tua meraviglia scorgi un tronco con le
radici. Ti domandi: “Quanta forza c’è voluta per sradicarlo? Quanti chilometri
ha percorso? Quanti anni aveva?”. Ti sembra uno scheletro umano con una storia
da raccontare…
Più in là scorgi come questi robusti rami l’uomo li abbia
utilizzati per creare una capanna.
Ti rendi conto che per vivere non si ha bisogno di tante
cose. In certi momenti della vita è necessario tornare all’essenziale.
Immergi i tuoi piedi nell’acqua, nonostante il fondale sia sabbioso,
è limpida. Prendi un po’ di sabbia e tra le dita rimangono piccole lumachine
vive. Poco più avanti scorgi un granchietto impaurito che scappa in diagonale.
Tutto a ricordarti che tu non sei il proprietario, ma un ospite. Puoi solo
guardare e stupirti come ancora esistano posti come questo.
Lascerai
questo posto a malincuore. Con le poche fotografie scattate scolpirai nella
mente questo luogo straordinaria bellezza!
Eliza Bennet