17 novembre 2015

Il dolore


Un pezzo di carta per dare forma, espressione a questo dolore.

Questo dolore ha una voce e per troppo tempo è stato represso. 

Adesso ha solo voglia di urlarlo, di non trattenerlo più. Ha finalmente trovato il coraggio di esprimerlo, di non mentire più a se stessa.

In questa nuova forza le parole escono come una preghiera, un inno, un incitamento a non mollare.

Adesso non è più il tempo di silenzio, ma di dar voce a questo dolore.

“Sento una lama sottile, affilata che lentamente si muove e fa male.

Non posso urlare, gridare, ma piangere in silenzio perché nessuno possa sentirlo.

L’ho fatto da una vita: soffrire in silenzio, senza testimoni, nella solitudine di una stanza, quasi che solo le pareti bianche fossero le uniche consolatrici.

Mi sento attraversata, aperta, esposta a carne viva e quel dolore tagliente tocca la soglia più alta fino ad arrivare ad un livello talmente alto da non sentirlo più.

Non sento più.

Ma poi ritorna ancora, la lama si muove, si contorce, mettendomi nuovamente alla prova.

Silenzio.

Dolore.

Le lacrime che hai versato sono così tante che a un certo punto non ne hai più.

Adesso la lama si sposta più giù, verso lo stomaco, facendoti sentire degli spasmi.

Tutto il corpo è contratto, come una corda tesa.

Silenzio.

Riposa guerriera.


Ci vorrà del tempo per guarire.”

Eliza Bennet