Era tardi, tutti erano andati a dormire. Tutto taceva tra le
mura della casa. Anna aveva appena visto un film in tv, ma non aveva voglia di
andare a letto. Il suo romanzo preferito l’aspettava accanto al comodino, ma
non era quello che desiderava fare in quel momento. La sua mente era affollata
da mille pensieri, mille cose da fare che andare a letto lo considerava una
perdita di tempo.
La vita era trascorsa, in questo lungo e difficile periodo.
Qualcosa era rimasto, però, oltre le difficoltà: aveva imparato che la vita era
fatta di grandi e piccoli momenti, ma soprattutto quest’ultimi, bisognava
viverli nel miglior modo possibile perché quando sono passati sono quelli che
ti fanno star bene, sono i pilastri per affrontare ogni tempesta.
Aveva fatto tantissime cose e cercato di darsi da fare, ma
quello che aveva più di tutti riapprezzato erano le sue passioni, le cose che
l’appassionavano: il giardinaggio, creare con piccoli ritagli di stoffa
qualcosa, cucinare, preparare piatti succulenti, veder rinascere ogni angolo di
casa sua. Ogni giornata era piena, perché poteva succedere qualcosa di
inaspettato: avere un’idea, crearla con le sue mani e perseguirla finché non si
era realizzata, impastare una frolla, aspettare dentro il forno che quella delizia
fosse pronta e gustarsi intanto tutto il suo profumo.
La vita senza volere le regalava inaspettatamente dei doni
che in una parola si potrebbe dire serenità, o ancora meglio stava lentamente
riscoprendo la Gioia di vivere. Tutto era semplice, non doveva scervellarsi in
chissà quale pensiero difficile o metafisico, l’importante era “vivere nel qui
e ora”.
Facile a dirsi, ma questo lo aveva capito osservando suo
figlio: viveva il momento presente, era concentrato in quello che faceva ora,
non dopo o prima, ma ora. Aveva imparato a guardarsi dentro, fuori, e si era
piano piano accorta che in fondo non le mancava nulla, doveva solo riprendersi
quello che era sfuggito di mano e fare prima di tutto quello che le piaceva:
godersi il presente.
Quante occasioni, quanti fiori davanti a se! Certo tutto non
era perfetto e preciso, bisognava gestire le situazioni difficili, ma passati i
momenti critici, bè, stava meglio.
Non doveva più guardare indietro come aveva fatto fino ad un
attimo prima, era qualcosa non solo mentale, partiva anche dal respiro,
concentrarsi e lentamente respirare, impadronirsi del proprio corpo, delle
sensazioni che stava vivendo. A poco a poco sentiva che quel nodo si scioglieva
e si sentiva distesa.
L’importante era fare qualcosa che le piacesse e quante cose
c’erano! A volte capitava che impastare e stendere la pasta con il mattarello
risultasse distensivo e piacevole, altre volte poteva essere una passeggiata, oppure rovistare tra le tante
stoffe e inventarsi qualcosa da cucire. Insomma, era come tornare bambini,
rovistare nella scatola dei giochi e inventarsene uno ogni volta diverso. Altre
volte era scrivere e lasciare che la penna potesse scorrere liberamente su un foglio
bianco e lasciare che la mente fosse libera.
Ecco le sue cose semplici.
Eliza Bennet