29 dicembre 2015

Segreti


Era passato tanto tempo, certi sentimenti non erano per nulla cambiati. Era bastata una telefonata, ascoltare le sue parole e manifestare quanto la desiderasse ancora, perché ritornassero vivi in lei quei ricordi.
Fu come aprire un piccolo scrigno  e riassaporare una dolcissima musica.
Si sentì nuovamente stretta fra le sue braccia, sentì il sapore delle sue labbra che l’avvolgevano e divoravano ancora una volta.
Sentì la fame che solo la vera passione sa dare: rotolarsi e attorcigliarsi tra le membra e assaporarsi centimetro dopo centimetro.
Mentre lui parlava, lei rimase in silenzio, quasi a gustarsi la melodia delle sue parole, rivivendo il luogo, la magia dove tante volte si videro.
Non era cambiato nulla dopo tutto questo tempo.
Lui le aveva confessato che aveva avuto altre donne, ma nessuna come lei. Non aveva più vissuto qualcosa di così intenso, coinvolgente come con lei.
La voleva ancora, l’aveva nel cuore e quelle parole le sembrarono una dichiarazione.
Il suo silenzio non era altro che desiderio reciproco.
Aveva davanti a se tutto: si rivedeva a cena e riviveva un’attrazione che si toccava a fior di pelle. Rivide le candele accese, i calici di vino rosso, la tavola elegantemente apparecchiata, i loro discorsi, le risate. Era stata bene.
Non poté nascondere al suo cuore che quell’uomo era un po’ amante, un po’ padre, un po’ amico, un po’ matto come lei. No. Al suo cuore non poté mentire quanto fosse attratta e legata a quell’uomo.
Rise un po’ imbarazzata nell’ascoltare simili affermazioni.
Non gli disse mai quanto potesse tenere a lui, quanto avesse provato ad allontanarlo, senza mai riuscirci. Sistematicamente lui la colpiva per la sua scaltrezza, il suo intuito, la sua esperienza e quel fascino di chi ci sa davvero fare.
In tutto questo periodo lei era convinta che si sarebbero allontanati e mai più rivisti. Il tempo aveva agito diversamente: li aveva legati.
Lui voleva lei. Lei voleva lui.
Nonostante tutto.
Eliza Bennet

16 dicembre 2015

Rinasco


Rinasco dalle mie ceneri,

schiudendomi

a un nuovo Sole.

Con la forza e la voglia di vivere

Che solo un germoglio ha.

Rinasco,

perché oggi è un nuovo giorno.

Riscaldata

da nuovi raggi

scopro un’altra me:

tenace, determinata, guerriera.


Eliza Bennet

10 dicembre 2015

Rialzati!


Il dolore rigenera,
la sofferenza non ti lasciato indifferente.
In quell'urlo
Hai sentito la Tua forza.
Più gridavi e più hai sentito:
“ Tu ce la farai!”.
Si, parlo a te che ti nascondi.
Tu, che hai una gran voglia di correre.
Rialzati,
alza il volume dello stereo
e urla!
Urla e sii felice perché sei Viva!
Togliti quei vecchi vestiti,
metti tanto colore,
il colore della Vita:
giallo, rosso, arancione, verde, azzurro, rosa.
La vita è qui:
dentro Te.

Eliza Bennet

17 novembre 2015

Il dolore


Un pezzo di carta per dare forma, espressione a questo dolore.

Questo dolore ha una voce e per troppo tempo è stato represso. 

Adesso ha solo voglia di urlarlo, di non trattenerlo più. Ha finalmente trovato il coraggio di esprimerlo, di non mentire più a se stessa.

In questa nuova forza le parole escono come una preghiera, un inno, un incitamento a non mollare.

Adesso non è più il tempo di silenzio, ma di dar voce a questo dolore.

“Sento una lama sottile, affilata che lentamente si muove e fa male.

Non posso urlare, gridare, ma piangere in silenzio perché nessuno possa sentirlo.

L’ho fatto da una vita: soffrire in silenzio, senza testimoni, nella solitudine di una stanza, quasi che solo le pareti bianche fossero le uniche consolatrici.

Mi sento attraversata, aperta, esposta a carne viva e quel dolore tagliente tocca la soglia più alta fino ad arrivare ad un livello talmente alto da non sentirlo più.

Non sento più.

Ma poi ritorna ancora, la lama si muove, si contorce, mettendomi nuovamente alla prova.

Silenzio.

Dolore.

Le lacrime che hai versato sono così tante che a un certo punto non ne hai più.

Adesso la lama si sposta più giù, verso lo stomaco, facendoti sentire degli spasmi.

Tutto il corpo è contratto, come una corda tesa.

Silenzio.

Riposa guerriera.


Ci vorrà del tempo per guarire.”

Eliza Bennet

6 ottobre 2015

Sorpresa


Dopo la tempesta,
il silenzio.
I rami rotti,
le tegole divelte.

Raccogli quel che resta della tua casa.
Alcune cose non faranno più parte di te,
altre avranno una nuova vita.

Uno spazio vuoto,
quasi una cicatrice.

La burrasca ha lasciato i suoi segni,
ma al primo raggio di sole,
ringrazi Dio
perché la bufera
ti ha reso più forte e tenace.

Così,
dopo tanto tempo

riprendi a ballare. 

Eliza Bennet

5 luglio 2015

La matassa


Scrivere: unire parole e frasi che intrecciate tra loro, descrivono emozioni.

L’esistenza è un tumulto di emozioni, tra loro confuse, aggrovigliate, contraddittorie e difficilmente districabili.

Come fili di una matassa prendi un capo, pensando di riuscire ad ottenere un gomitolo, ma immediatamente dopo ti ritrovi un nodo con altri fili ingarbugliati.

Riprovi allora con un altro capo, pensando che stavolta possa andare meglio, ma ti accorgi presto che anche quest’altro filo è intricato con altri.

Ci riprovi ancora, tenace e sicura di poterci riuscire, ma anche stavolta la fortuna non ti assiste.

Ti rendi conto che c’è tanto lavoro e insieme al tempo dovrai lavorare di pazienza e furbizia. Solo così, lentamente potrai venirne a capo. 

A volte poi ti rendi conto  che è assolutamente inutile essere precipitosi o usare durezza. Ci ha già pensato la vita, presentandoti il conto dei tuoi errori.

No, adesso basta con il punirti. Hai semplicemente bisogno di Amore e Tenerezza.

Vorresti vedere l’altro capo del filo ed essere riuscita a creare un gomitolo, ma ancora non si vede niente: troppi nodi, troppi grovigli.

Eliza Bennet

25 maggio 2015

Una rosa



Tante gocce

Giù dalla finestra.

Legata da catene

Guardi fuori.



Un campanello.

Tra uno scalino e l’altro

Sei lì.



Una rosa

Eliza Bennet
18 settembre ‘98
Pino Daniele “Quanno chiove”

1 maggio 2015

Nuvole

Le nuvole si inseguivano, veloci, legate tra loro da una sottile scia, come se si tenessero per mano. Un girotondo vorticoso dove, come bambini allegri, forme bizzarre si rincorrevano prendendosi gioco di lei. 

Volevano farsi ammirare e stuzzicare la sua immaginazione, assumendo le forme più strane: facce grottesche e un po' buffe, un uomo disteso a riposarsi, un cane divertito a rincorrere un uccellino, un carretto con varie cianfrusaglie, una casa con giardino racchiuso da steccati in legno e qua e là regali dal fiocco esagerato.

Il vento soffiava e in alcuni tratti si aprivano spazi di cielo limpidi, come distese di prato in cui puoi sdraiarti respirando l'odore di erba bagnata.

Si riposò, chiudendo gli occhi, assaporando quella dolce sensazione che dava il sentirsi cullati da quella soffice bambagia, immergendosi nei suoi pensieri.

Di li a poco venne bruscamente svegliata: tutto il paesaggio attorno a lei era cambiato. Al posto di candide nuvole, si ritrovò un ammasso informe sempre più fitto dal colore grigiastro. Non riuscì più a vedere il sole, le nubi si erano trasformate in una spessa e fitta coltre da cui difficilmente i raggi potevano attraversarla. Una luce diffusa e autunnale predominava tutt'intorno. Dagli alberi caddero, per le forti raffiche, foglie e per terra si crearono mulinelli di fogliame.

Il cielo era sempre più minaccioso, dapprima solo qualche goccia, per poi farsi più insistente, tanto che ebbe bisogno di un riparo.

Sembrava ormai dimenticato quel gioco che qualche minuto prima l'aveva divertita. Le gocce erano diventate come secchi d'acqua che cadevano con irruenza, interminabili e creavano qua e là pozzanghere. 

Il rumore era assordante. 

Stava a guardare, sotto quel ricovero di fortuna, come intorno a lei ogni forma vivente in pochi istanti cercasse un rifugio dall'acquazzone improvviso. 

La legge della natura fu l'unico arbitro: il più veloce che riusciva a salvarsi continuava a vivere, gli altri che non lo trovarono, furono trasportati dai piccoli rivoli che si erano formati.

Eliza Bennet

2 aprile 2015

Comune





Viaggiando su numerose sponde
ho trovato acqua purissima.

Scorre,
diverse razze si dissetano sulle sue rive.

Così io,
Incoscente della sua immensa ricchezza,

7 Luglio 1999
Eliza Bennet

31 marzo 2015

Un sorriso


Vorrei vederti sorridere
e credere che ci sarà un domani migliore.


Vorrei regalarti un sorriso
come quello che tu hai dato a me.


Farti vedere con i tuoi occhi
che il sogno tanto atteso e desiderato esiste.


Vorrei veder i tuoi occhi luccicare
come tu li hai fatti brillare a me.


Vorrei regalarti ogni giorno un sorriso
e credere che non molto lontano
staremo insieme mano nella mano.


Guardare il sole sorgere
e dirti non sei più solo
perché hai me e un sorriso.

Eliza Bennet

24 marzo 2015

Il miracolo di una voce


Quando chiuse gli occhi sentì nuovamente la sua voce, quasi che fosse parte di lei da sempre. Una parola sentì pronunciare: il suo nome, come un mantra.

Riaprì gli occhi e ancora quel mistero continuava, tutte le volte che lo sentiva ripetere generava in lei una forza misteriosa, non sentiva più di essere sola. Avvertiva che in lei non c’era una sola persona ma due. Era una voce delicata, musicale, forte e decisa allo stesso tempo.  In lei vivevano due guerrieri, uno visibile, l’altro in uno stato di puro spirito: erano forti, a volte agguerriti, altre volte invece erano  in uno stato di veglia, ma al primo segnale di pericolo si svegliavano ed erano pronti ad attaccare. 

Non doveva più indugiare o avere incertezze, c’era e basta. Tutte le volte che sentiva smarrimento o ne aveva bisogno bastava che la richiamasse e sistematicamente si faceva sentire.

Sentirlo come esserci veramente.  Era il suo segreto che custodiva da un po’ di giorni, nonostante molte cose non andassero come desiderava. Era sempre quella voce a spronarla, quasi a darle la carica per poter affrontare ogni difficoltà le si presentasse. Sapeva che c’era, era lì, nel suo cuore. Riusciva a trovare l’entusiasmo nel far cose che in altri momenti  non avrebbe fatto. Trovava una forza senza eguali: riusciva a sorridere nonostante vi fossero problemi irrisolti.

Non era più sola, sapeva che ce l’avrebbe fatta in un modo o nell’altro. L’importante era concentrarsi, desiderare fortemente quel suono a lei caro ed ecco, avvertirla nuovamente!

La voce invadeva il suo cuore, il suo spirito, il suo corpo per poi percepirla in una stretta di mano. Era così intensa, che non dubitò mai che lui l’avrebbe lasciata.

Eliza Bennet