24 ottobre 2014

Una storia

Si incontrarono.
Per caso.
Solo uno scambio di poche battute.

Da lì in poi tutto fu diverso.
Incredibilmente diverso.

Entrambi tornarono alle solite abitudini, al proprio mondo, ma niente fu come prima.
Lui rimase scosso, accaldato.
Lei avvertì una strana sensazione, proprio lì.
Lei voleva rivederlo per capire come fosse possibile provare qualcosa per lui, lo conosceva da tanto tempo e aveva paura di sbagliare.
Doveva capire.

Di lì a poco uno scambio di messaggi chiari ed espliciti.
Passione allo stato puro.
Impossibile fermare quel sentimento.

Si cercarono ancora e si videro, imbarazzati.
Lui curioso ascoltava lei che raccontava, come un fiume, la sua vita segreta.
Quella sera non successe niente, ma lei quanto avrebbe voluto...

Fu lui però a sconvolgere i piani: incontrarsi un sabato da soli nel suo appartamento.
Lei fantasticò, ragionò, e infine accettò di incontrarlo.

Uno di fronte all'altro.
Nudi nella loro semplicità.
Avvolti l'uno nell'altro perchè solo così si sentirono completi.
Lei per la prima volta in tutta la sua vita si lascia andare a quel magico mistero che è l'amore.
Lui ne rimane impigliato, stregato nella rete di lei.

Eliza Bennet

15 ottobre 2014

Sorseggiando un po’ di mare

Il cielo era terso, senza nuvole. Solo una leggera brezza accarezzava i suoi capelli ondulati. Aveva lasciato tutto in ordine e poteva  concedersi una giornata di vacanza.

In silenzio assorta nei suoi pensieri dal belvedere osservava la ripida discesa su cui erano cresciuti alcuni alberi di limone.

Era una giornata autunnale, ma ancora faceva caldo. Stare ad ammirare la vista da quell’angolo la metteva di buon umore. Si lasciava accarezzare dal vento mentre aspettava che lui arrivasse.
Lei era arrivata un po’ in anticipo, complice il poco traffico della giornata e aveva avuto il piacere di guidare scivolando lungo il tragitto descrivendo come una matita la sua scia. Adesso, mentre aspettava si concedeva quei minuti per sé e si guardava intorno. La macchina l’aveva lasciata poco distante e aveva risalito la strada a piedi per potersi affacciare da quel belvedere.

Quel luogo spettacolare era il sagrato di un convento, noto fin dall’infanzia e percorso con i genitori per andare al mare.

Al di là dell’elaborato parapetto si apriva la vallata rigogliosa da cui si dominava  tutta la valle fino al mare. Quel posto poco illuminato la sera era tanto caro alle coppiette, ma di giorno quel senso di “nascosto” si perdeva. Respiravi un’altra atmosfera: il convento era molto ambito come scenografia per i matrimoni. Lo spazio era senza confini e tra una casa e un’altra spuntava dirompente la vegetazione. Nonostante le opere idriche realizzate dall’uomo per sfruttare la ricchezza locale d’acqua, non era riuscito a controllarla del tutto: persistevano in quel piano alcune fiumare sotterranee che rendevano la zona fertilissima.

L’aria era talmente pulita che scorse in lontananza il profilo della penisola. Intenta nell’ammirare e scoprire i suggestivi particolari, non fece caso alla macchina che si era fermata lì vicino. Sentì solo le braccia che si allungavano per circondarla. Non ebbe paura, perché riconobbe all’istante l’odore inconfondibile della sua fragranza.

Appoggiò le sue mani alle sue e si fece stringere forte. Ancora per qualche istante rimasero in silenzio quasi a voler condividere quel paesaggio sconfinato.

Lei si voltò verso di lui, poggiò le sue labbra sulle sue e con le mani gli accarezzò il viso e lui la strinse forte a sé.

Percorsero allegramente quei tornanti che li separavano dal mare che qualche minuto prima avevano ammirato dall’alto, arrivarono al porticciolo dove si trovava un piccolo ristorantino. Ormai si era fatto sera e all’imbrunire tutto aveva assunto un’atmosfera magica.

Ordinarono un antipasto di pesce crudo con un calice di Albanello. Quando servirono loro il piatto rimasero stupiti dalla varietà: gamberoni, scampi, tartare di tonno, ostriche, salmone, pesce spada, alici.

Incominciarono a degustare il piatto prelibato, lui si avvicinò con un mezzo sorriso e le fece una richiesta: voleva assaggiare uno scampo con il suo sapore. Lei imbarazzata incominciò a ridere, ma non poté resistere, accettò e approfittò del fatto che il cameriere si era allontanato. Prese il crostaceo con una mano e con l’altra, approfittando della tovaglia lunga, sollevò la gonna, divaricò leggermente le gambe, scostò gli slip e lo inserì nella vagina lubrificata. Poi come se fosse il dono più prezioso glielo porse facendogli aprire la bocca e lui deglutì.

Lo gustò lentamente e poi come se fosse un vino pregiato le raccontò quali fossero i sapori appena assaporati: marini delicatamente fruttati e vellutati con una nota leggermente agrumata.

Eliza Bennet



11 ottobre 2014

Incontri

All’ingresso della palestra aveva incrociato quella persona che tanto assomigliava a lui, vivo ormai solo nei ricordi. Da diversi mesi non si vedevano, ma lei non riusciva a dimenticarlo. Il suo cuore nonostante i numerosi “no” faceva fatica ad accettare questo rifiuto. Bastava qualcosa perché le tornassero in mente i bei momenti vissuti con quell’uomo speciale.

Finita la lezione di pilates, andò in sauna, chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. La musica di sottofondo accompagnava i suoi respiri. Lentamente in quella luce soffusa si lasciò andare e dimenticò tutti i problemi e attriti avvenuti nella settimana. Le note della melodia sembravano quasi dei piccoli massaggi. Si stava concentrando sul suo respiro e piano piano incominciò ad ascoltare il suo corpo: l’inspirare ed espirare dei polmoni, la pelle che trasudava per la temperatura, i muscoli che si distendevano.

Nel frattempo  gli ospiti si alternavano, quando si aprì la porta e riconobbe l’uomo misterioso.  Era alto come lui, la barba incolta e ascoltava il suo I-Pod. Si appostò su due gradini in alto di fronte. Di sottecchi lei lo osservava e ancora una volta si compiacque della somiglianza.

Rimasero soli.

Lui si sdraiò e lei socchiuse gli occhi lasciando liberi i pensieri. Le sue mani toccarono il legno liscio della struttura, quasi a voler in quell’istante accarezzare il suo amore e si trovò a rivivere l’ultima volta che si incontrarono.

Le unghie rosse accarezzarono i capelli mossi e disordinati e muovendoli rilasciavano un profumo leggermente fruttato. L’intensità dei loro sguardi espresse il loro desiderio. Si abbracciarono e le loro bocche si unirono in un appassionato bacio. Gli incontri erano purtroppo divenuti rari ma intensi, gli impegni  e le contrarietà non avevano affievolito la passione tra loro.

Le lingue si cercavano, si riprendevano, l’uno nell’altro. Sarebbero rimasti a baciarsi se entrambe le loro mani non avessero fatto il resto: quelle di lei sul fondoschiena incominciarono ad accarezzarlo e palpeggiarlo, le dita di lui invece andarono sotto il reggiseno e lo slacciarono immediatamente.

Lui la liberò dagli abiti che aveva addosso e lei fece altrettanto. Si spostarono sul divano e lei continuò a leccargli il collo a cavalcioni su di lui.

La chiusura della porta la fece tornare alla realtà: aprì gli occhi e l’uomo non c’era più.

Rimase seduta un po’ ad ascoltare il battito accelerato del suo cuore.

Eliza Bennet

9 ottobre 2014

Silenzi

Nel buio della notte
fischi,
rumori silenziosi.
Buio.
Un infinito cielo
Stelle
che circondano
la solitudine di un uomo.
Nell’immensità di quella notte:
un vagabondo animo tormentato
dalla ardente sete di avere.
Passo dopo passo
che si fa sentire
Lungo
le case ormai addormentate.
L’accompagna lo sguardo dolce della Luna.
E’ stanco
ma la notte non lo fermerà.
E’ solo:
è come la nostra speranza
cammina in una notte
fatta di buio e incertezze.

Eliza Bennet
1994

5 ottobre 2014

Alba

Vorrei coglierti
come una rosa appena sbocciata
e sentire il candore del tuo profumo.
Soave, pulito
inebriante.
Avvolgendoti
in delicatissimi petali
Ti abbraccerò.
Respirerò aria
leggera della mattina
e assaporerò
le tinte rosee
di un sole appena nato.

Eliza Bennet
10 settembre ‘97