Scendi giù, svegliata di soprassalto da rumori. Ormai è una
consuetudine non fare un sonno tranquillo, di quei riposi dove ti addormenti e
dici “Ci penserò domani”. La notte rappresentava in passato, un divertimento o
un tranquillo riposo.
La verità è che adesso sono aumentate le responsabilità e
il tuo sonno è diventato più leggero: basta un colpo di tosse o un respiro
affannoso per metterti in guardia.
Ma c’è dell’altro: una vita non realizzata, sogni andati in
frantumi e una solitudine sconfinata.
Ti siedi e come ogni fine settimana tutto è al solito posto:
la tazza con il piattino, i biscotti, la pesca, il tovagliolo ben piegato con
la tovaglietta all’americana.
Guardi di fronte a te, vorresti parlare di quello che succede,
commentare, invece silenzio.
Non sei più spontanea, non manifesti più il tuo
stato d’animo. Sono lontani quei momenti di spensieratezza. Non riesci più a
condividere nulla, a parlare ad esprimere i tuoi pensieri. Hai solo dolore.
Dentro di te un grande vuoto e il silenzio appare come una
grande voragine. Gli occhi si fanno lucidi e mentre prendi il biscotto senti
che le lacrime non riesci a trattenerle. Ti accerti di avere un fazzoletto a
portata di mano e ti soffi il naso. Il nodo alla gola è sempre più forte quasi
che si trasferisse allo stomaco. Non nascondi più le lacrime, scendono e basta.
Lui è di fronte e guarda, continua nella sua solita routine,
guarda e fa finta di niente.
Ti senti trasparente e il tuo dolore sembra invisibile.
Lo vivrai nella tua stanza, tra quelle mura non sarà
più “niente”.
Eliza Bennet