15 ottobre 2014

Sorseggiando un po’ di mare

Il cielo era terso, senza nuvole. Solo una leggera brezza accarezzava i suoi capelli ondulati. Aveva lasciato tutto in ordine e poteva  concedersi una giornata di vacanza.

In silenzio assorta nei suoi pensieri dal belvedere osservava la ripida discesa su cui erano cresciuti alcuni alberi di limone.

Era una giornata autunnale, ma ancora faceva caldo. Stare ad ammirare la vista da quell’angolo la metteva di buon umore. Si lasciava accarezzare dal vento mentre aspettava che lui arrivasse.
Lei era arrivata un po’ in anticipo, complice il poco traffico della giornata e aveva avuto il piacere di guidare scivolando lungo il tragitto descrivendo come una matita la sua scia. Adesso, mentre aspettava si concedeva quei minuti per sé e si guardava intorno. La macchina l’aveva lasciata poco distante e aveva risalito la strada a piedi per potersi affacciare da quel belvedere.

Quel luogo spettacolare era il sagrato di un convento, noto fin dall’infanzia e percorso con i genitori per andare al mare.

Al di là dell’elaborato parapetto si apriva la vallata rigogliosa da cui si dominava  tutta la valle fino al mare. Quel posto poco illuminato la sera era tanto caro alle coppiette, ma di giorno quel senso di “nascosto” si perdeva. Respiravi un’altra atmosfera: il convento era molto ambito come scenografia per i matrimoni. Lo spazio era senza confini e tra una casa e un’altra spuntava dirompente la vegetazione. Nonostante le opere idriche realizzate dall’uomo per sfruttare la ricchezza locale d’acqua, non era riuscito a controllarla del tutto: persistevano in quel piano alcune fiumare sotterranee che rendevano la zona fertilissima.

L’aria era talmente pulita che scorse in lontananza il profilo della penisola. Intenta nell’ammirare e scoprire i suggestivi particolari, non fece caso alla macchina che si era fermata lì vicino. Sentì solo le braccia che si allungavano per circondarla. Non ebbe paura, perché riconobbe all’istante l’odore inconfondibile della sua fragranza.

Appoggiò le sue mani alle sue e si fece stringere forte. Ancora per qualche istante rimasero in silenzio quasi a voler condividere quel paesaggio sconfinato.

Lei si voltò verso di lui, poggiò le sue labbra sulle sue e con le mani gli accarezzò il viso e lui la strinse forte a sé.

Percorsero allegramente quei tornanti che li separavano dal mare che qualche minuto prima avevano ammirato dall’alto, arrivarono al porticciolo dove si trovava un piccolo ristorantino. Ormai si era fatto sera e all’imbrunire tutto aveva assunto un’atmosfera magica.

Ordinarono un antipasto di pesce crudo con un calice di Albanello. Quando servirono loro il piatto rimasero stupiti dalla varietà: gamberoni, scampi, tartare di tonno, ostriche, salmone, pesce spada, alici.

Incominciarono a degustare il piatto prelibato, lui si avvicinò con un mezzo sorriso e le fece una richiesta: voleva assaggiare uno scampo con il suo sapore. Lei imbarazzata incominciò a ridere, ma non poté resistere, accettò e approfittò del fatto che il cameriere si era allontanato. Prese il crostaceo con una mano e con l’altra, approfittando della tovaglia lunga, sollevò la gonna, divaricò leggermente le gambe, scostò gli slip e lo inserì nella vagina lubrificata. Poi come se fosse il dono più prezioso glielo porse facendogli aprire la bocca e lui deglutì.

Lo gustò lentamente e poi come se fosse un vino pregiato le raccontò quali fossero i sapori appena assaporati: marini delicatamente fruttati e vellutati con una nota leggermente agrumata.

Eliza Bennet



Nessun commento:

Posta un commento