Anna aveva chiuso il libro,
stanca e un po’ annoiata. La giornata era soleggiata e accompagnata da un
leggera brezza che rendeva il pomeriggio tutto sommato sopportabile. Nonostante
in altri momenti avesse apprezzato la lettura di quel romanzo, adesso desiderava
fare qualcos’altro, ma non sapeva cosa. Lo chiuse, sollevò lo sguardo e gli
occhi si rivolsero al quadro di Goya “Il fantoccio” appeso alla parete di
fronte a lei. Le ritornarono in mente quando da bambina giocava con sua sorella
fino a tarda sera e arrivava il momento fatidico di dover lasciare tutto per andare
a letto. In quel caso il tempo scorreva veloce e non c’era un momento per
annoiarsi.
Si alzò dal divano, in cerca del telefono. Lo afferrò, ma chi
chiamare? Molti amici erano partiti per
le vacanze compresa sua sorella. Era chiaro che quel pomeriggio sarebbe stata sola.
Guardò fuori, notò che ancora
c’erano diverse ore di luce e poteva approfittarne per un giro in bicicletta.
Si rinfrescò, cambiò i pantaloni e la maglietta e senza pensarci, si diresse
alla porta del garage. Si fermò e la
prima cosa che le venne in mente fu: “Ma ho qualche soldo in tasca?”. Guardò il portafogli e fu un’amara constatazione:
una banconota da 5 euro e qualche moneta e nient’altro. Doveva accontentarsi,
anzi farseli bastare per qualche giorno. Forse avrebbe potuto prendere un
gelato, ma poco importava, aprì il pesante basculante del garage, posò la
borsa sul cestino, infilò gli occhiali da sole e incominciò a pedalare. Voleva
allontanarsi da casa quasi che così facendo avesse scacciato via quei pensieri
malinconici.
Non appena fu in strada
incominciò a pedalare ancora più velocemente: provò una serenità che le fece nascere un luminoso
sorriso. In un istante l’inquietudine che qualche minuto prima l’aveva tormentata,
sembrava scomparsa, dissolta nel nulla. Avendo la possibilità di rallentare
senza intralciare il traffico, poteva guardare le case, i condomini, le
villette che si susseguivano, come se fosse la prima volta che stesse
percorrendo quel tragitto. In ognuna di loro riuscì a cogliere particolari che nei
giorni scorsi non aveva notato.
Anna percorse la strada
principale e dovette fare attenzione nell’attraversarla per non incorrere nei
binari del tram. Poi la via si fece leggermente in salita, attraversò, sollevò
la bici su per la scalinata raggiungendo l’argine. Qui il percorso era sterrato,
era utilizzato da persone che facevano jogging.
In quel tratto non poté andare ad un’andatura spedita come aveva fatto in
precedenza, i sassi rendevano difficoltoso l’avanzare. Non si arrese, l’aria, i
ciottoli rendevano la passeggiata ancora più briosa e accattivante.
A poco a poco diminuirono le persone,
il tragitto si fece più in salita e Anna dovette scendere dalla bici e per
portarla a mano per arrivare fino in cima. Le squillò il telefono. “Strano, chi
può essere?” guardò per qualche secondo in cellulare incredula: Roberto.
Per poco dall’emozione non le cadde il telefono dalle mani, poi
rispose con una voce impacciata e disse:
- Ciao, come stai? - lui ricambiò
con: - Sono tornato oggi dal
viaggio, ti va se ci vediamo?
...continua
Eliza Bennet
Tu sai leggere nel pensiero,perchè anche io avevo pensato a te.
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