La
valigia era pronta sul divano. Non era molto grande, in fondo non stava
fuori per tanto tempo e poi aveva notato che in quei giorni non aveva
bisogno di molte cose: uno spazzolino, dei pantaloni pesanti, un
maglione, una camicia e della biancheria intima. La chiuse, certo che
anche stavolta aveva preso tutto, ma non appena fece il gesto di
sollevarla, le venne in mente lei e quel indimenticabile incontro.
Tutto
era stato diverso rispetto alle donne con cui era uscito fino a quel
momento. Generalmente era stato lui a decidere con chi uscire. Era
sempre lui a fare il primo passo. Con quella donna fu letteralmente
“scelto”. Tutta la situazione era stata intrigante e disarmante: non si
era mai trovato di fronte una “cacciatrice”, una donna che già dal primo
incontro ti faceva sentire “avvolto tra i suoi tentacoli”.
Si
conoscevano da tempo, ma fu la situazione che li mise vicini. Lei
attese come una vera predatrice che lui si avvicinasse, poi con un tono
molto affabile gli chiese come stava, gli raccontò alcuni particolari
della sua vita. L’esperienza gli fece capire che l’avrebbe vista in un
altro momento, in un posto lontano da quel luogo, che non avrebbe
staccato le labbra dalle sue, che si sarebbe avvolto tra le sue gambe.
In
quel momento ripensò a quella serata, a quanto desiderasse averla lì
con se e a quanto in questo momento fosse impossibile rivederla.
Andava
via, ma non da lei. Si ritrovò nuovamente in quella stanza d’albergo.
Chiuse gli occhi e sentì ancora una volta la sua pelle morbida e calda.
Aveva voglia di assaporare i suoi seni, sentire il sapore dei suoi
capezzoli. Le mani andarono sotto la camicia e velocemente le tolse il
reggiseno. Aprì nuovamente gli occhi e trovò quelli di lei a brillare
per l’eccitazione. Si tolse la polo e riprese a palpare quella carne
abbondante, avvolgente. La voleva possedere subito, le tolse il
perizoma, la fece sdraiare e la penetrò. Le mani di lei mentre si
muoveva, gli accarezzavano la schiena. Erano tocchi leggerissimi, i
brividi furono lunghissimi. Il suo istinto era quello di spingere ancora
di più dentro, tutto era amplificato da quelle delicatissime carezze.
Più si sentiva sfiorato e più la voglia di lui cresceva. Anche lei
godeva e si lasciava andare. In quella danza era bello sentire come il
suo membro veniva lubrificato dal suo umore.
Poi
lei volle cambiare posizione e con un leggero gesto della mano lo fece
sdraiare. Incominciò a leccare tutto il corpo. In quei momenti lui si
concentrò solo a quello che provava: sentì la lingua che gli percorse il
petto, prima dedicandosi a stimolare un capezzolo e poi scivolando
sull’altro. Si dedicava con tutta se stessa a quel gesto, non aveva
premura di arrivare in altre zone erogene. Sembrava quasi che esistesse
solo lui e la sua eccitazione in quel momento. Le sue labbra succhiavano
e la lingua si arrotolava sull’aureola.
Proseguì
fino ad arrivare al suo membro: scivolava eccitata tra la lingua e la
sua vagina. Sentiva in quel gioco quanto era eccitata e vogliosa di lui.
Poi con un gesto sicuro se lo inserì dentro e incominciò a ondeggiare
piano piano. Lui gli prese i seni abbondanti e si fece travolgere da
quelle rotondità così ricche.
Si
lasciò andare come non mai in quella notte, non aveva mai conosciuto
una donna che lo aveva reso partecipe del suo godimento, che si era
lasciata andare e lo aveva fatto sentire Uomo.
Eliza Bennet
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