19 novembre 2014

Una valigia

La valigia era pronta sul divano. Non era molto grande, in fondo non stava fuori per tanto tempo e poi aveva notato che in quei giorni non aveva bisogno di molte cose: uno spazzolino, dei pantaloni pesanti,  un maglione, una camicia e della biancheria intima. La chiuse, certo che anche stavolta aveva preso tutto, ma non appena fece il gesto di sollevarla, le venne in mente lei e quel indimenticabile incontro.

Tutto era stato diverso rispetto alle donne con cui era uscito fino a quel momento. Generalmente era stato lui a decidere con chi uscire. Era sempre lui a fare il primo passo. Con quella donna fu letteralmente “scelto”. Tutta la situazione era stata intrigante e disarmante: non si era mai trovato di fronte una “cacciatrice”, una donna che già dal primo incontro ti faceva sentire “avvolto tra i suoi tentacoli”.

Si conoscevano da tempo, ma fu la situazione che li mise vicini. Lei attese come una vera predatrice che lui si avvicinasse, poi con un tono molto affabile gli chiese come stava, gli raccontò alcuni particolari della sua vita. L’esperienza gli fece capire che l’avrebbe vista in un altro momento, in un posto lontano da quel luogo, che non avrebbe staccato le labbra dalle sue, che si sarebbe avvolto tra le sue gambe.

In quel momento ripensò a quella serata, a quanto desiderasse averla lì con se e a quanto in questo momento fosse impossibile rivederla.

Andava via, ma non da lei. Si ritrovò nuovamente in quella stanza d’albergo. Chiuse gli occhi e sentì ancora una volta la sua pelle morbida e calda. Aveva voglia di assaporare i suoi seni, sentire il sapore dei suoi capezzoli. Le mani andarono sotto la camicia e velocemente le tolse il reggiseno. Aprì nuovamente gli occhi e trovò quelli di lei a brillare per l’eccitazione. Si tolse la polo e riprese a palpare quella carne abbondante, avvolgente. La voleva possedere subito, le tolse il perizoma, la fece sdraiare e la penetrò. Le mani di lei mentre si muoveva, gli accarezzavano la schiena. Erano tocchi leggerissimi, i brividi furono lunghissimi. Il suo istinto era quello di spingere ancora di più dentro, tutto era amplificato da quelle delicatissime carezze. Più si sentiva sfiorato e più la voglia di lui cresceva. Anche lei godeva e si lasciava andare. In quella danza era bello sentire come il suo membro veniva lubrificato dal suo umore.

Poi lei volle cambiare posizione e con un leggero gesto della mano lo fece sdraiare. Incominciò a leccare tutto il corpo. In quei momenti  lui si concentrò solo a quello che provava: sentì la lingua che gli percorse il petto, prima dedicandosi a stimolare un capezzolo e poi scivolando sull’altro. Si dedicava con tutta se stessa a quel gesto, non aveva premura di arrivare in altre zone erogene. Sembrava quasi che esistesse solo lui e la sua eccitazione in quel momento. Le sue labbra succhiavano e la lingua si arrotolava sull’aureola.

Proseguì fino ad arrivare al suo membro: scivolava eccitata tra la lingua e la sua vagina. Sentiva in quel gioco quanto era eccitata e vogliosa di lui. Poi con un gesto sicuro se lo inserì dentro e incominciò a ondeggiare piano piano. Lui gli prese i seni abbondanti e si fece travolgere da quelle rotondità così ricche.

Si lasciò andare come non mai in quella notte, non aveva mai conosciuto una donna che lo aveva reso partecipe del suo godimento, che si era lasciata andare e lo aveva fatto sentire Uomo.

Eliza Bennet

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