2 settembre 2014

Alle prime luci dell'alba

Avevano trascorso una serata in compagnia di amici, si erano divertiti e bevuto tanto. Si erano scatenati in quel piccolo locale dove suonavano musica funky.

Mentre ballavano tante volte si erano stuzzicati, baciati e ogni tanto le mani di lui erano andate un po’ oltre i semplici sfioramenti. Lei diverse volte lo aveva fermato per quel senso di pudore: certe “carezze” non potevano essere fatte in pubblico, dovevano rimanere segrete e non esibite.

Questo gioco di avvicinarsi per poi allontanarsi, li rendeva ancora più desiderosi l’una dell’altro. Era bello poter condividere la voglia di divertirsi con poco, lasciandosi andare incuranti di cosa la gente potesse pensare. Si sentivano liberi di esprimersi con il movimento e dichiarare al mondo intero che si amavano e lo esprimevano con tutto il loro corpo.

Si staccavano e si ripigliavano a loro modo: lui con movimenti tribali, lei in tutta la sua carica sensuale che possedeva. Poi, bastava un passo, un motivo per tornare nuovamente intrecciati corpo a corpo con le loro bocche e si univano annodandosi vigorosamente.

Tornati a casa, avevano esaurito tutte le energie e solo un meritato riposo avrebbe restituito loro la giusta carica. Si addormentarono in pochi istanti dopo essersi augurati reciprocamente la buona notte.

Dopo qualche ora, ormai alle prime luci dell’alba, forse per il forte temporale che si era abbattuto o il violento scrosciare dell’acquazzone, lei si svegliò: andò in bagno, bevve un sorso d’acqua e ritornò a letto.

Non riusciva a prendere sonno, erano troppo forti i lampi e la pioggia che cadeva. Spense la luce e allungò un braccio verso di lui e si strinse con tutto il fisico.

Sentirlo così inerme mentre lei si appoggiava a quei muscoli accese una strana voglia. Lentamente allungò una mano e accarezzò la schiena, il fianco, poi le dita si portarono sui boxer sfiorando il gluteo. Cresceva la voglia di andare in profondità, di sentirlo sempre di più e sollevò l’elastico, sfilando quell’indumento.

Piano piano lei si spostò un po’ sopra di lui che si abbandonava  alle sue carezze. Senza svegliarlo e con dei movimenti precisi riuscì a togliere del tutto i boxer e averlo tutto per se. Lui ancora non era eccitato, ma lei non si pose il problema: le dita sfiorarono l’interno coscia e non appena arrivò al suo membro lo accarezzò, appoggiandovi la bocca.

Incominciò a leccarlo delicatamente, senza mani assaporando con la lingua tutti gli odori lungo tutta la lunghezza. Lo amava e amava dargli piacere. Mentre lo assaporava la lingua gli abbassava il prepuzio cercando di avvolgerlo in tutta la circonferenza. Le piaceva come con la sua bocca riuscisse a far diventare eretto il suo membro. Non aveva fretta nel farlo venire, lo gustava istante dopo istante in quella piacere incredibile che provava nel sentire ogni centimetro di quel misterioso organo che s’inturgidiva con i suoi movimenti.

Godeva e lentamente anche lei si bagnava mentre con la bocca il pene diventava eretto. In certi momenti si divertiva ad andare più veloce e poi rallentare, lasciando che uscisse dalla bocca per farlo rimbalzare sull’inguine.

Il gioco cambiò: si mise a cavalcioni su di lui, si strofinò il membro tra le grandi labbra umide e lo mise dentro.

A quel punto lui si svegliò e continuarono insieme la danza.

Eliza Bennet

Nessun commento:

Posta un commento