Avevano
trascorso una serata in compagnia di amici, si erano divertiti e bevuto
tanto. Si erano scatenati in quel piccolo locale dove suonavano musica
funky.
Mentre
ballavano tante volte si erano stuzzicati, baciati e ogni tanto le mani
di lui erano andate un po’ oltre i semplici sfioramenti. Lei diverse
volte lo aveva fermato per quel senso di pudore: certe “carezze” non
potevano essere fatte in pubblico, dovevano rimanere segrete e non
esibite.
Questo
gioco di avvicinarsi per poi allontanarsi, li rendeva ancora più
desiderosi l’una dell’altro. Era bello poter condividere la voglia di
divertirsi con poco, lasciandosi andare incuranti di cosa la gente
potesse pensare. Si sentivano liberi di esprimersi con il movimento e
dichiarare al mondo intero che si amavano e lo esprimevano con tutto il
loro corpo.
Si
staccavano e si ripigliavano a loro modo: lui con movimenti tribali,
lei in tutta la sua carica sensuale che possedeva. Poi, bastava un
passo, un motivo per tornare nuovamente intrecciati corpo a corpo con le
loro bocche e si univano annodandosi vigorosamente.
Tornati
a casa, avevano esaurito tutte le energie e solo un meritato riposo
avrebbe restituito loro la giusta carica. Si addormentarono in pochi
istanti dopo essersi augurati reciprocamente la buona notte.
Dopo
qualche ora, ormai alle prime luci dell’alba, forse per il forte
temporale che si era abbattuto o il violento scrosciare dell’acquazzone,
lei si svegliò: andò in bagno, bevve un sorso d’acqua e ritornò a
letto.
Non
riusciva a prendere sonno, erano troppo forti i lampi e la pioggia che
cadeva. Spense la luce e allungò un braccio verso di lui e si strinse
con tutto il fisico.
Sentirlo
così inerme mentre lei si appoggiava a quei muscoli accese una strana
voglia. Lentamente allungò una mano e accarezzò la schiena, il fianco,
poi le dita si portarono sui boxer sfiorando il gluteo. Cresceva la
voglia di andare in profondità, di sentirlo sempre di più e sollevò
l’elastico, sfilando quell’indumento.
Piano
piano lei si spostò un po’ sopra di lui che si abbandonava alle sue
carezze. Senza svegliarlo e con dei movimenti precisi riuscì a togliere
del tutto i boxer e averlo tutto per se. Lui ancora non era eccitato, ma
lei non si pose il problema: le dita sfiorarono l’interno coscia e non
appena arrivò al suo membro lo accarezzò, appoggiandovi la bocca.
Incominciò
a leccarlo delicatamente, senza mani assaporando con la lingua tutti
gli odori lungo tutta la lunghezza. Lo amava e amava dargli piacere.
Mentre lo assaporava la lingua gli abbassava il prepuzio cercando di
avvolgerlo in tutta la circonferenza. Le piaceva come con la sua bocca
riuscisse a far diventare eretto il suo membro. Non aveva fretta nel
farlo venire, lo gustava istante dopo istante in quella piacere
incredibile che provava nel sentire ogni centimetro di quel misterioso
organo che s’inturgidiva con i suoi movimenti.
Godeva
e lentamente anche lei si bagnava mentre con la bocca il pene diventava
eretto. In certi momenti si divertiva ad andare più veloce e poi
rallentare, lasciando che uscisse dalla bocca per farlo rimbalzare
sull’inguine.
Il gioco cambiò: si mise a cavalcioni su di lui, si strofinò il membro tra le grandi labbra umide e lo mise dentro.
A quel punto lui si svegliò e continuarono insieme la danza.
Eliza Bennet
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