Socchiuse gli occhi mentre lui incominciava a toglierle la camicetta.
Sentì
dei brividi mentre le sue mani senza indugiare e far trapelare nessuna
emozione, le aprivano quell’indumento bottone dopo bottone. L’attesa
nell’essere spogliata aumentava ancor di più l’attrazione fisica che
esisteva tra loro.
Mentre
lui era dedito a quel lento gioco, a lei tornarono in mente quanti anni
aveva dovuto aspettarlo: quanti eventi, quanti allontanamenti,
avvicinamenti, attese, occhiate erano trascorse prima di trovarsi soli
in quella camera d’albergo. Finalmente quella costanza e quel desiderio
erano stati premiati, poteva esprimere con tutto il suo corpo quanto lo
aveva desiderato.
In passato c’era stata solo un’occasione di un furtivo bacio e poi più nulla. Fino a quest’incontro.
Non
appena la porta si chiuse dietro di loro, le loro braccia
s’intrecciarono, i loro corpi furono vicinissimi e lei poté poggiare la
bocca sulle sue calde e carnose labbra. Esse si schiusero e le lingue si
intrecciarono, le loro salive si fusero e incominciarono a cercarsi e
voler sentire i reciproci profumi.
Lei
riuscì solo a togliergli la polo, perché lui voleva finire di
spogliarla. Sentiva il passaggio d’aria lungo la schiena mentre si
aprivano i bottoni. Aveva acquistato per l’occasione quella camicia di
seta color rosa antico. Il taglio era sartoriale, le cadeva a pennello
disegnando le linee morbide del decolté. Aveva abbinato dei classici
pantaloni a sigaretta neri che insieme a dei sandali con motivi floreali
dal tacco vertiginoso, slanciavano la figura.
Lui
non si irritò per quella camicetta così complicata, anzi, i suoi gesti
attenti mettevano in evidenza quanto apprezzasse un capo così pregiato.
Una volta che ebbe finito, l’indumento lo depose sulla poltrona e appoggiò la bocca sulle spalle.
Aveva
ancora da toglierle quel delizioso reggiseno in pizzo che sosteneva due
frutti carnosi. Strofinò le labbra quasi a gustarla come se fosse un
dolce e respirò l’odore che emanava la sua pelle. I movimenti lenti
erano amplificati da quella stanza sconosciuta e segreta.
Sganciò
il reggiseno e sempre da dietro allungò in avanti le mani verso i seni
che li strinse e si portò davanti. Lei lo abbracciò e restituì il gesto
con un avido bacio.
Si spogliarono.
Lui
dopo averla fatta sdraiare fece un gesto inaspettato: le coprì gli
occhi con un foulard e le disse di aspettare ancora qualche istante.
Di
lì a breve lei sentì un odore inebriante di cioccolato fuso e qualcosa
di denso che colava lungo il corpo. Era una sensazione stranissima e
piacevole allo stesso tempo: una sottile scia le aveva descritto le
labbra, poi senza interrompersi, aveva proseguito lungo il mento, il
collo e poi aveva deviato su quelle concavità provocanti. Scendeva lungo
la pancia e poi una mano delicata le aveva fatto aprire le gambe. Aveva
sentito che quella sostanza si stava insinuando tra le sue labbra già
umide per l’eccitazione.
Lui ingordo la baciò e il sapore di cioccolato rese quello scambio ancora più voluttuoso.
Proseguì
a leccarla quasi fosse un gelato prima i seni e dopo succhiò
bramosamente i capezzoli. Lei mugolava dal piacere che quel gioco le
provocava. Voleva ricambiare, ma lui non glielo permetteva: la
assaporava e la mordicchiava leggermente, fino a quando arrivò al centro
del piacere.
Eliza Bennet
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