20 settembre 2014

Cioccolato


Socchiuse gli occhi mentre lui incominciava a toglierle la camicetta.

Sentì dei brividi mentre le sue mani senza indugiare e far trapelare nessuna emozione, le aprivano quell’indumento bottone dopo bottone. L’attesa nell’essere spogliata aumentava ancor di più l’attrazione fisica che esisteva tra loro.

Mentre lui era dedito a quel lento gioco, a lei tornarono in mente quanti anni aveva dovuto aspettarlo: quanti eventi, quanti allontanamenti, avvicinamenti, attese, occhiate erano trascorse prima di trovarsi soli in quella camera d’albergo. Finalmente quella costanza e quel desiderio erano stati premiati, poteva esprimere con tutto il suo corpo quanto lo aveva desiderato.

In passato c’era stata solo un’occasione di un furtivo bacio e poi più nulla. Fino a quest’incontro.

Non appena la porta si chiuse dietro di loro, le loro braccia s’intrecciarono, i loro corpi furono vicinissimi e lei poté poggiare la bocca sulle sue calde e carnose labbra. Esse si schiusero e le lingue si intrecciarono, le loro salive si fusero  e incominciarono a cercarsi e voler sentire i reciproci profumi.

Lei riuscì solo a togliergli la polo, perché lui voleva finire di spogliarla. Sentiva il passaggio d’aria lungo la schiena mentre si aprivano i bottoni. Aveva acquistato per l’occasione quella camicia di seta color rosa antico. Il taglio era sartoriale, le cadeva a pennello disegnando le linee morbide del decolté. Aveva abbinato dei classici pantaloni a sigaretta neri che insieme a dei sandali con motivi floreali dal tacco vertiginoso, slanciavano la figura.

Lui non si irritò per quella camicetta così complicata, anzi, i suoi gesti attenti mettevano in evidenza quanto apprezzasse un capo così pregiato.
Una volta che ebbe finito, l’indumento lo depose sulla poltrona e appoggiò la bocca sulle spalle.

Aveva ancora da toglierle quel delizioso reggiseno in pizzo che sosteneva due frutti carnosi. Strofinò le labbra quasi a gustarla come se fosse un dolce e respirò l’odore che emanava la sua pelle. I movimenti lenti erano amplificati da quella stanza sconosciuta e segreta.

Sganciò il reggiseno e sempre da dietro allungò in avanti le mani verso i seni  che li strinse e si portò davanti. Lei lo abbracciò e restituì il gesto con un avido bacio.

Si spogliarono.

Lui dopo averla fatta sdraiare fece un gesto inaspettato: le coprì gli occhi con un foulard e le disse di aspettare ancora qualche istante.

Di lì a breve lei sentì un odore inebriante di cioccolato fuso e qualcosa di denso che colava lungo il corpo. Era una sensazione stranissima e piacevole allo stesso tempo: una sottile scia le aveva descritto le labbra, poi senza interrompersi, aveva proseguito lungo il mento, il collo e poi aveva deviato su quelle concavità provocanti. Scendeva lungo la pancia e poi una mano delicata le aveva fatto aprire le gambe. Aveva sentito che quella sostanza si stava insinuando tra le sue labbra già umide per l’eccitazione.

Lui ingordo la baciò e il sapore di cioccolato rese quello scambio ancora più voluttuoso.

Proseguì a leccarla quasi fosse un gelato prima i seni e dopo succhiò bramosamente i capezzoli. Lei mugolava dal piacere che quel gioco le provocava. Voleva ricambiare, ma lui non glielo permetteva: la assaporava e la mordicchiava leggermente, fino a quando arrivò al centro del piacere.  

Eliza Bennet

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