16 settembre 2014

Teatro

Era bastato guardare in tv un film in cui si parlava di lirica, per riportarti indietro nel tempo, quando i tuoi genitori avevano fatto un abbonamento al teatro.

Ti ritornò quella scena davanti a te, come se avessi un’altra  possibilità per rivivere e ascoltare quella melodia.

Non fu necessario chiudere gli occhi.

Ritornasti in quella atmosfera di tanti anni fa: il quarto loggione quasi centrale di quel famoso teatro lirico.

Come un bambino stupito nel poter scoprire un luogo incantato, così tu eri meravigliata nel poter accedere in questo teatro maestoso, riccamente decorato, dove ogni cosa aveva un nome particolare come la “maschera”, che indicava un signore in livrea che guidava il pubblico al suo posto.

Accompagnata insieme ai tuoi genitori, ti condusse ad una porticina laccata bianca con modanature dorate e aprendola ti trovasti in un piccolo anticamera dove lasciasti il soprabito su un attaccapanni. Da qui potesti accedere direttamente al loggione dove vi erano delle comode poltrone e ti sporgesti un po’ per ammirare tutta l’ampiezza del teatro stesso. Guardando in basso a una certa distanza si trovava la platea e in fondo l’orchestra. Gli occhi si spostarono di fianco e ti piacque notare la forma semicircolare scandita dai palchi divisi in altezza da sottili colonne lignee.

Applique con motivi vegetali tra i loggioni illuminavano lo spazio. A poco a poco le persone prendevano posto, quasi ad arricchire un edificio già strepitoso di suo. I tuoi occhi si portarono verso l’alto e notarono la cupola fortemente ribassata e affrescata. Avresti voluto portarti più vicino per apprezzare meglio quelle figure umane e toccare i panneggi delle sottili vesti. Mentre eri assorta in quei pensieri le luci si abbassavano, entrò il direttore d’orchestra, un breve applauso e la magia iniziò.

Il sipario si aprì a dei ballerini già disposti in fila che insieme all’orchestra raccontarono “Il Lago dei cigni” di Čajkovskij.

Un racconto tra musica e danza.

L’atmosfera era sognante e ti sentivi una di loro nelle vesti di una cortigiana.

Le parole erano note e ti muovevi leggera e aggraziata. In perfetta sincronia con le altre, eseguivi volteggi e piroette.

Tutto si svolgeva in armonia e naturalezza. Non c’era distinzione tra musica e ballo: danzavate insieme in un incanto di note melodiose.

Anche se tu guardavi dall’alto, ti sentivi parte di loro.

Come un cigno poi, scivolavi sull’acqua maestoso, elegante: un tutù candido sottolineava il punto vita lasciandoti libera dai movimenti, al posto delle piume, indossavi bianche calze e un bustino con minuscoli cristalli.

Era una favola nella favola: una festa danzante con Siegfried, il principe che libera Odette, la principessa, dall’incantesimo dello stregone Rothbart.

Eliza Bennet

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