Era
bastato guardare in tv un film in cui si parlava di lirica, per
riportarti indietro nel tempo, quando i tuoi genitori avevano fatto un
abbonamento al teatro.
Ti ritornò quella scena davanti a te, come se avessi un’altra possibilità per rivivere e ascoltare quella melodia.
Non fu necessario chiudere gli occhi.
Ritornasti in quella atmosfera di tanti anni fa: il quarto loggione quasi centrale di quel famoso teatro lirico.
Come
un bambino stupito nel poter scoprire un luogo incantato, così tu eri
meravigliata nel poter accedere in questo teatro maestoso, riccamente
decorato, dove ogni cosa aveva un nome particolare come la “maschera”, che indicava un signore in livrea che guidava il pubblico al suo posto.
Accompagnata
insieme ai tuoi genitori, ti condusse ad una porticina laccata bianca
con modanature dorate e aprendola ti trovasti in un piccolo anticamera
dove lasciasti il soprabito su un attaccapanni. Da qui potesti accedere
direttamente al loggione dove vi erano delle comode poltrone e ti
sporgesti un po’ per ammirare tutta l’ampiezza del teatro stesso.
Guardando in basso a una certa distanza si trovava la platea e in fondo
l’orchestra. Gli occhi si spostarono di fianco e ti piacque notare la
forma semicircolare scandita dai palchi divisi in altezza da sottili
colonne lignee.
Applique
con motivi vegetali tra i loggioni illuminavano lo spazio. A poco a
poco le persone prendevano posto, quasi ad arricchire un edificio già
strepitoso di suo. I tuoi occhi si portarono verso l’alto e notarono la
cupola fortemente ribassata e affrescata. Avresti voluto portarti più
vicino per apprezzare meglio quelle figure umane e toccare i panneggi
delle sottili vesti. Mentre eri assorta in quei pensieri le luci si
abbassavano, entrò il direttore d’orchestra, un breve applauso e la
magia iniziò.
Il sipario si aprì a dei ballerini già disposti in fila che insieme all’orchestra raccontarono “Il Lago dei cigni” di Čajkovskij.
Un racconto tra musica e danza.
L’atmosfera era sognante e ti sentivi una di loro nelle vesti di una cortigiana.
Le parole erano note e ti muovevi leggera e aggraziata. In perfetta sincronia con le altre, eseguivi volteggi e piroette.
Tutto
si svolgeva in armonia e naturalezza. Non c’era distinzione tra musica e
ballo: danzavate insieme in un incanto di note melodiose.
Anche se tu guardavi dall’alto, ti sentivi parte di loro.
Come
un cigno poi, scivolavi sull’acqua maestoso, elegante: un tutù candido
sottolineava il punto vita lasciandoti libera dai movimenti, al posto
delle piume, indossavi bianche calze e un bustino con minuscoli
cristalli.
Era
una favola nella favola: una festa danzante con Siegfried, il principe
che libera Odette, la principessa, dall’incantesimo dello stregone
Rothbart.
Eliza Bennet
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