12 agosto 2014

Aggrovigliati


Quando discese dall’ultimo gradino del treno, lei avrebbe desiderato di essere semplicemente perfetta. Non aveva scelto le calzature più comode per facilitare quel passo e posare tutto il corpo a terra.

Aveva optato per delle decolté con tacco otto centimetri che esaltavano il suo portamento. Si era appoggiata alla maniglia con una mano e con l’altra si teneva allo sportello del vagone. Dentro di se le veniva un po’ da ridere per la scena alquanto buffa, ma doveva stare attenta a non cadere.

A qualche metro di distanza l’aspettava un uomo alto che la stava osservando e camminava verso di lei.

Era una donna che non era nata negli anni ’50, ma con il suo portamento e stile ne ricordava il fascino inconfondibile. Il passo era sottolineato non solo da quel tacco vertiginoso, ma anche dalla gonna lunga sino al ginocchio, le gambe velate da sottilissime calze che evidenziavano la carnagione lunare. Una giacca a tre quarti l’avvolgeva e riparava dal freddo. Un fiore bianco rallegrava lateralmente i capelli mossi castani. La luce degli occhi era accentuata da un leggero ombretto e eyeliner nero. Le ciglia erano folte e lunghissime incorniciate da occhiali che solo apparentemente le fornivano un aria intellettuale e solo nell’intimità toglieva per svelare quegli occhi da cerbiatta.

Si abbracciarono teneramente e in quel silenzio fu carico di emozioni. Lui la avvolse tra le sue muscolose braccia e lei appoggiò la testa stringendosi e appoggiandosi con il corpo.
Dopo quegli istanti quasi eterni in cui fiumi di persone li circondarono e come una corrente li avvolgeva, i loro sguardi si volsero l’uno di fronte all’altro e sorrisero.

Le labbra si toccarono e si aprirono per baciarsi, si fusero quasi a testimoniare che in qualsiasi parte del mondo qualcosa di bello poteva succedere. Non ci si poteva spiegare il perché, era come un fiore che si apriva ad entrambi e ne respiravano il suo profumo.

Lui più volte aveva manifestato la volontà di volersi innamorare, di quanto fosse importante sentire la carezza e quella pelle morbida femminile…in certi momenti poi, sembravano quasi urli di dolore e il bisogno estremo di essere amato ancora una volta. Voleva avere accanto a se una donna e la stava cercando. Lei aveva capito quel bisogno e pareva fosse un richiamo diretto a lei. Si, proprio a lei, che era stanca di quella vita, voleva nuovamente innamorarsi, senza nascondersi più dietro inutili maschere. Voleva essere apprezzata per quello che era: aveva studiato una vita e voleva realizzare i suoi sogni. Non voleva più trovarsi con uomo che si spaventasse di quella intraprendenza tutta femminile. Lei cercava un uomo con cui poter dialogare di filosofia e l’attimo successivo poter ridere per una battuta. 

Voleva essere una donna completa e non a metà. Voleva godere e immergersi nel suo corpo, mescolandosi con il suo sapore. Parlare all’infinito di infinito, ma nell’attimo dopo unirsi a lui e riscoprirsi in quella carnalità un corpo solo e un’anima sola.

Andarono a casa sua, mano nella mano. Chiudendo quella porta misero fuori tutto: problemi, passato, incomprensioni, infelicità, turbamenti. Erano lì nel presente e in quei corpi che reciprocamente si portavano in dono.

Lei chiuse gli occhi e con calma lui tolse strato dopo strato ogni pezzo di stoffa che la ricopriva. Lei fece altrettanto, emozionata.

Dolcemente si sdraiarono e lui fu sopra di lei. La baciò assaporando la pelle del viso, le labbra, il collo. Lei si affidò a lui, chiudendo gli occhi per immergersi ancora di più in quelle effusioni. Sentiva le sue mani accarezzare i suoi seni e poi soffermarsi su uno. Le piaceva quella lingua che delicatamente solleticava il capezzolo. Le arrivavano brividi alla schiena e gradualmente si lasciava andare. La sua lingua era incessante e assaporava  il suo ventre, l’ombelico e lentamente scendeva in  basso in quelle cavità così attese e desiderate.

Le sue gambe erano aperte per farsi assaggiare totalmente. Lui con le dita le aprì le grandi labbra bagnate e gustò il suo nettare. Poi la lingua gustò il clitoride e incominciò a muoverlo e farla gemere. Lei gli fece capire che era arrivato il momento di averlo dentro di se, di stringerlo.

Eccitatissimo, la guardò negli occhi e si aggrovigliarono.

Eliza Bennet

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