30 luglio 2014

Burlesque

Avevano aperto da qualche mese un nuovo locale di spogliarelli burlesche. Un suo amico gli aveva raccontato quanto si fosse divertito nell'assistere a quei spettacoli. La giornata era stata tranquilla e tutto sommato l’indomani non aveva impegni importanti.

Decise di andarci per vedere di persona questo genere di spettacoli.

In passato aveva frequentato locali come lap - dance, ma non si era divertito un gran che: le donne che aveva visto esibirsi erano troppo magre per i suoi gusti. Le aveva trovate bellissime, avevano corpi statuari, ma troppo lontane dalla vita reale.

Lui preferiva quelle donne che avevano un po’ di curve, con quei centimetri in più dove serviva. Gli piaceva toccare quei grandi seni che difficilmente stavano in una mano. Quando poi toccava l’addome e sentiva quella carne provava un piacere libidinoso.

Trovava eccitante quando le cassiere del supermercato gli mostravano tutto il loro davanzale o ancora in estate, quando gli abiti femminili si facevano leggeri come veli ed era più facile immaginare cosa poteva nascondersi. Era arrivato alla conclusione che le donne più conturbanti erano quelle in giro, con quel chilo in più e che lo mostravano senza troppi problemi.

Quando arrivò vide che il locale era gremito di gente, con pubblico sia maschile che femminile. Trovò un tavolino relativamente vicino al palco e ordinò una birra. Lo spettacolo stava per cominciare. Si aprì il sipario e un presentatore con smoking e cilindro presentò Anita.

Lei entrò nel suo abito rosso sulla musica di “Fever” cantata dall’indimenticabile Elvis Presley. Lo schioccare di quelle dita e il sottofondo di batteria scandiva il ritmo dei suoi passi. Il vestito sottolineava le morbide ed eleganti forme: scollo a cuore con un profondo spacco laterale. I capelli neri appena ondulati, le incorniciavano un viso angelico su cui risaltavano le carnose labbra scarlatte e occhi da cerbiatta accentuati da lunghe ciglia e eyeliner neri. Ricordava una diva anni '50.

Avanzò con una lunga falcata su leggerissimi sandali con stringhe dorate. Raggiunse il centro del palco e salutò i suoi ammiratori. Poi al suono del primo tamburo accostò una mano alla bretella del vestito sganciandola e subito dopo fece con l'altra.

Lui rimase affascinato dall'eleganza di quei gesti così semplici e armonici. Davanti ai suoi occhi Anita continuava a far scendere la lampo posteriore, aprendo l'abito su una lingerie raffinatissima. Non possedeva il classico perizoma, ma una culotte fatta di pizzi finemente lavorati che impreziosivano le sue gentili forme. Indossava uno di quei bustini simili a quelli ottocenteschi che enfatizzavano il punto vita. Dando le spalle al pubblico, lei allentava i nastri del bustino e seguendo la musica sbottonava i bottoni sul davanti. Proseguì e con un altro rombo di tamburi sganciò i gangi del reggicalze e con dei movimenti da vera danzatrice sollevò in dietro la gamba, sfilando una calza. Passò all'altra gamba e ripetette il gesto.

I fischi si erano fatti più forti e ci furono applausi. Lei sorrideva compiaciuta e continuando ad aprire i ganci del reggiseno ondeggiava il sedere. Tolse quel prezioso indumento e prese da un tavolino lì affianco due cuscini a forma di cuore e coprì i seni. Si volse verso il pubblico che entusiasmato fece un fragoroso applauso.

Lentamente si avvicinò verso quell'uomo con una birra in mano seduto a due tavoli più in la. Si guardarono e lei sorridendo li abbassò, scoprendo quelle sinuosità a cui erano state applicate dei pasties, da cui pendevano delle nappine che fece roteare velocemente.

Lui avvertì un brivido alla schiena e i pantaloni incominciarono a farsi stretti.

Anita ritornò sul palco dove tolse quell'ultimo splendido frammento di stoffa: il pubblico era in delirio. Fece ancora qualche lento passo e come un felino sgattaiolò tra le quinte.

Eliza Bennet

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