Avevano
aperto da qualche mese un nuovo locale di spogliarelli burlesche. Un
suo amico gli aveva raccontato quanto si fosse divertito nell'assistere a
quei spettacoli. La giornata era stata tranquilla e tutto sommato
l’indomani non aveva impegni importanti.
Decise di andarci per vedere di persona questo genere di spettacoli.
In
passato aveva frequentato locali come lap - dance, ma non si era
divertito un gran che: le donne che aveva visto esibirsi erano troppo
magre per i suoi gusti. Le aveva trovate bellissime, avevano corpi
statuari, ma troppo lontane dalla vita reale.
Lui
preferiva quelle donne che avevano un po’ di curve, con quei centimetri
in più dove serviva. Gli piaceva toccare quei grandi seni che
difficilmente stavano in una mano. Quando poi toccava l’addome e sentiva
quella carne provava un piacere libidinoso.
Trovava
eccitante quando le cassiere del supermercato gli mostravano tutto il
loro davanzale o ancora in estate, quando gli abiti femminili si
facevano leggeri come veli ed era più facile immaginare cosa poteva
nascondersi. Era arrivato alla conclusione che le donne più conturbanti
erano quelle in giro, con quel chilo in più e che lo mostravano senza
troppi problemi.
Quando
arrivò vide che il locale era gremito di gente, con pubblico sia
maschile che femminile. Trovò un tavolino relativamente vicino al palco e
ordinò una birra. Lo spettacolo stava per cominciare. Si aprì il
sipario e un presentatore con smoking e cilindro presentò Anita.
Lei entrò nel suo abito rosso sulla musica di “Fever” cantata dall’indimenticabile Elvis Presley.
Lo schioccare di quelle dita e il sottofondo di batteria scandiva il
ritmo dei suoi passi. Il vestito sottolineava le morbide ed eleganti
forme: scollo a cuore con un profondo spacco laterale. I capelli neri
appena ondulati, le incorniciavano un viso angelico su cui risaltavano
le carnose labbra scarlatte e occhi da cerbiatta accentuati da lunghe
ciglia e eyeliner neri. Ricordava una diva anni '50.
Avanzò
con una lunga falcata su leggerissimi sandali con stringhe dorate.
Raggiunse il centro del palco e salutò i suoi ammiratori. Poi al suono
del primo tamburo accostò una mano alla bretella del vestito
sganciandola e subito dopo fece con l'altra.
Lui
rimase affascinato dall'eleganza di quei gesti così semplici e
armonici. Davanti ai suoi occhi Anita continuava a far scendere la lampo
posteriore, aprendo l'abito su una lingerie raffinatissima. Non
possedeva il classico perizoma, ma una culotte fatta di pizzi finemente
lavorati che impreziosivano le sue gentili forme. Indossava uno di quei
bustini simili a quelli ottocenteschi che enfatizzavano il punto vita.
Dando le spalle al pubblico, lei allentava i nastri del bustino e
seguendo la musica sbottonava i bottoni sul davanti. Proseguì e con un
altro rombo di tamburi sganciò i gangi del reggicalze e con dei
movimenti da vera danzatrice sollevò in dietro la gamba, sfilando una
calza. Passò all'altra gamba e ripetette il gesto.
I
fischi si erano fatti più forti e ci furono applausi. Lei sorrideva
compiaciuta e continuando ad aprire i ganci del reggiseno ondeggiava il
sedere. Tolse quel prezioso indumento e prese da un tavolino lì affianco
due cuscini a forma di cuore e coprì i seni. Si volse verso il pubblico
che entusiasmato fece un fragoroso applauso.
Lentamente
si avvicinò verso quell'uomo con una birra in mano seduto a due tavoli
più in la. Si guardarono e lei sorridendo li abbassò, scoprendo quelle
sinuosità a cui erano state applicate dei pasties, da cui pendevano delle nappine che fece roteare velocemente.
Lui avvertì un brivido alla schiena e i pantaloni incominciarono a farsi stretti.
Anita
ritornò sul palco dove tolse quell'ultimo splendido frammento di
stoffa: il pubblico era in delirio. Fece ancora qualche lento passo e
come un felino sgattaiolò tra le quinte.
Eliza Bennet
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