19 luglio 2014

Amore proibito

Per caso aveva guardato un suo video e le era piaciuta quell’aria un po’ scherzosa e dissacrante con cui lui spiegava quei concetti di filosofia. A scuola la professoressa l’aveva notata per il suo intuito e per le sue capacità dialettiche.

Era rimasta letteralmente incantata davanti al computer a guardare quel professore che tra una notizia e l’altra raccontava la sua vita, i suoi interessi e la sua storia.

Da quando era finita la scuola, aveva passato ore e ore davanti al monitor, come se fosse un importante compito da svolgere. Aveva guardato molti video e piano piano era andata oltre quello che poteva essere una ricerca o una semplice curiosità.

Era molto giovane e non poteva confidare a nessuno quello che stava facendo, gli aveva scritto alcune lettere, ma ancora nessuna risposta. Gli aveva scritto nell’ultimo messaggio quali erano i suoi sentimenti e aveva immaginato di fare l’amore con lui. Si era anche sentita un po’ stupida, come si era permessa di importunare un professore così famoso?

Senza volere, fu proprio l’ultima lettera a sconvolgere quel professore. Furono quelle confessioni, così tenere, così ingenue e ricche di passione che lo scossero.

Era un sentimento impossibile per l’età, la morale e che tutti avrebbero condannato, ma lui era deciso a viversi questo giovane amore.

Si videro alla stazione. Non ebbero bisogno di riconoscersi, ma soltanto di incontrarsi.

Lei aveva un vestito a fiori con delle bretelline sottili e lui aveva immaginato tutto e voleva toglierglielo in quel preciso istante, ma lì al bar la ascoltò attentamente. La sua mente volava tra i suoi seni morbidi e giovani. Mentre parlava stava già solleticando i suoi capezzoli e con una mano le stringeva l’altro. Lei aveva capito. Lui pagò subito il conto e andarono a casa sua.

Quelle mura consacrarono il loro amore struggente e impossibile.

Furono solo un uomo e una donna.

Lì poté finalmente abbassare le bretelle di quel vestito così malizioso, abbracciarla e assaporare il delicato profumo dei suoi lunghi e ondulati capelli rossi. Piano piano sbottonò il vestito che cadde sul pavimento.

Era emozionato come la prima volta tanti anni fa quando vide la sua prima donna.

Adesso lì, lei si donava a lui. La spogliò e la mise sul letto dolcemente. Aprì le gambe e lentamente le mani la sfiorarono. Lei non aveva paura, aveva atteso tanto quel momento. Chiuse gli occhi e assaporò le sue mani che piano piano solleticavano le grandi labbra. Il suo corpo gemeva. Lui si chinò e la lingua andò sul clitoride: il suo organo preferito. Leccò avidamente. Le labbra lo succhiavano e mordevano delicatamente. Lei tremava dal piacere. Le mani di lui affondavano nella sua vagina lubrificata.

Lei lo abbracciava e spingeva. Ormai era pronta ad accoglierlo dentro di se.

Eliza Bennet

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