Il
quel negozio c'era passato tante volte e aveva sognato di guidare una
di quelle automobili. Aveva trovato un nuovo lavoro che gli permetteva
di togliersi qualche sfizio.
Entrò
finalmente in quell'autosalone tanto ambito, era emozionato come quando
gli regalarono la sua prima macchinina. A casa conservava alcuni
modellini giocattolo custoditi ormai dentro una vetrina. Quando le
ammirava ricordava che quel sogno nutrito sin da piccolo non era poi
cosi impossibile, doveva solo lavorarci su.
Finalmente varcava quella porta: voleva acquistare una di quelle auto d’epoca tanto decantate nelle riviste specializzate.
Lo
accolse un signore distinto, affabile, che gli illustrò i modelli
esposti. C'erano una Dino 246 GTS del 1972, la BMW M1 del 1979, l’Alfa
Romeo Spider del 1966, la Ferrari Daytona Spider del 1970.
Ma
quella che preferirì più di tutte fu la Ferrari 250 Cabriolet disegnata
da Pininfarina e prodotta negli anni '60, molto James Bond. Le curve
erano morbide, i sedili in pelle, con il cruscotto in mogano. Scelse
quel modello perché in fondo non voleva un auto super elettronica, ma
qualcosa che poteva guidare e come una donna lasciarsi trasportare da
lei.
Quando
aprì lo sportello gli piacque persino il click che faceva il pulsante
di apertura. Il venditore vedendo l’interesse gli propose subito un giro
di prova. Non appena accese il motore e sentì il suono di quei 3000 di
cilindrata decise che l'avrebbe comprata al ritorno. Quella breve
passeggiata fu una conferma di quanto fosse affascinato da quei cavalli.
Mentre
guidava provava una serenità mai provata fino a quel momento.
Costeggiava la stretta e ripida provinciale lungo la costa ligure. A
bordo di quella macchina ripensava quante volte da ragazzino l'aveva
percorsa in bicicletta. Il vento gli accarezzava il viso e un sorriso
compiaciuto nacque sul suo volto.
Stava andando al solito bar a festeggiare con gli amici il suo ultimo capriccioso acquisto.
Seduta ritrovò quella ragazza dagli occhi castani e dai capelli ricci che qualche giorno prima aveva scambiato qualche battuta.
La invitò a sedersi con loro e a farsi un giro inaugurale sulla sua nuova autovettura. Di sottofondo alla radio trasmettevano “Glory box” degli Portishead.
Quello che in lei trovava estremamente eccitante era il suo modo di
porgersi senza inibizioni e che sapesse già quello che voleva. Gli
raccontò che quel brano la “ispirava” a fare qualcosa come uno
spogliarello. Il bacio tra loro fu immediato: le loro bocche non smisero
di fermarsi, di leccarsi e succhiarsi.
All’interno
dell’abitacolo, fermi in una piazzola di sosta lui incominciò a toccare
le sue gambe e piano piano salire spostando il vestito. Lei poggiava la
mano sui suoi pantaloni e sfioravano il suo membro.
Lo
guardò, aprì la cerniera lampo dei pantaloni e abbassò i boxer. Prese
il suo membro in mano: era durissimo. Con la lingua abbassò il prepuzio
scoprendo il glande e leccò avidamente. Con la mano andava su e giù per
eccitarlo. Smise solo quando capì che sarebbe venuto nella sua bocca.
Eliza Bennet
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